L'analisi di Transparency International EU sulle attività secondarie degli eurodeputati

Un primo sguardo alle dichiarazioni degli interessi privati dei membri del Parlamento europeo.

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Ad un mese dall'appuntamento elettorale in Europa, Transparency International EU pubblica un'analisi sulle dichiarazioni degli interessi privati degli eurodeputati e rivela l'entità dei guadagni provenienti dalle attività secondarie dei membri del Parlamento europeo.

Le recenti accuse mosse agli eurodeputati per aver ricevuto pagamenti per diffondere la propaganda russa hanno evidenziato, ancora una volta, l'incapacità del Parlamento europeo di proteggere la propria integrità democratica. Incredibilmente, a parte l'aver preso soldi da dittatori stranieri, gli eurodeputati avrebbero potuto prendere vagonate di denaro per apparire in podcast, talk show e simili per diffondere la propaganda russa, a condizione che ciò fosse dichiarato in modo appropriato.

Questo perché agli eurodeputati è sempre stato permesso lo svolgimento di qualsiasi attività secondaria, con pochi controlli da parte del Parlamento europeo. 

Le dichiarazioni degli interessi privati degli eurodeputati

L'analisi di Transparency International EU si basa sui dati estratti dalle dichiarazioni degli interessi privati dei parlamentari europei, nelle quali gli eurodeputati devono specificare qualsiasi reddito percepito al di fuori del loro mandato. Le nuove dichiarazioni sono state pubblicate nell'ultimo aggiornamento del database di Integrity Watch EU | MEP Income

Lo studio rivela che più di un deputato su quattro ha un'attività secondaria retribuita e, in totale, le entrate provenienti da tali attività esterne dei deputati ammontano a ben 8,7 milioni di euro all'anno.

Il 70% degli eurodeputati svolge una qualche attività secondaria, retribuita o non retribuita.

Si tratta di un totale di 1751 attività secondarie, ovvero una media di due per ogni eurodeputato. In generale, tutti gli eurodeputati guadagnano circa 120.000 euro all'anno per il loro lavoro a tempo pieno come rappresentanti eletti dei cittadini europei, senza considerare le indennità che gli vengono riconosciute. Tuttavia, la maggioranza di loro continua a dedicarsi a lavori a parte, sia retribuiti che non retribuiti.

Questo genera confusione sul limite tra interessi personali e priorità politiche ed invita ad interrogarsi sulle vere motivazioni che stanno alla base delle azioni degli eurodeputati

Non solo, l'analisi mette in luce alcuni dettagli sullo scandalo Qatargate e sui tentativi di riforma delle regole interne degli eurodeputati in materia di trasparenza e integrità che ne sono derivati. Gli eurodeputati avrebbero potuto riformare le loro regole interne e vietare i lavori secondari retribuiti. Hanno scelto di non farlo. I deputati hanno semplicemente deciso di imporre una nuova dichiarazione degli interessi privati, in cui i deputati sarebbero teoricamente tenuti ad essere più precisi nel riferire sia le attività secondarie che i redditi. In realtà, queste dichiarazioni sono un passo indietro rispetto a quelle precedenti, perché i deputati sono ora tenuti a dichiarare solo i redditi provenienti da altre attività esterne al di sopra di una soglia di 5.000 euro all'anno, mentre in precedenza erano tenuti a dichiarare qualsiasi reddito percepito a titolo accessorio. 

Che cosa fanno esattamente gli eurodeputati oltre ai loro impegni da rappresentanti eletti?

In generale, la stragrande maggioranza delle attività (82%) riguarda l'appartenenza a consigli di amministrazione. E solo il 5% delle attività è costituito da partecipazioni azionarie o partnership commerciali.

Il basso numero di attività in quest'ultima categoria potrebbe essere dovuto al fatto che devono essere dichiarate solo le partecipazioni o le partnership commerciali che hanno implicazioni di politica pubblica o che conferiscono all'azionista un'influenza significativa. La valutazione sul fatto che tali partecipazioni rientrino o meno in questa definizione è lasciata interamente alla discrezione dei deputati.

Quanto sono accurate queste nuove dichiarazioni?

La precedente analisi di Transparency International EU ha evidenziato l'entità delle descrizioni imprecise, errate o potenzialmente fuorvianti delle attività dichiarate. Ciò significa che alcune informazioni fondamentali per identificare e prevenire efficacemente i conflitti di interesse non sono state fornite. Quindi, sebbene le nuove dichiarazioni siano più precise, l'ultima analisi ha rilevato una serie di problemi non risolti, tra i quali:

Tutto ciò è un'ulteriore prova di quanto il Parlamento europeo abbia bisogno di un controllo più rigoroso sulle dichiarazioni e di quanto gli eurodeputati continuino ad impegnarsi con organizzazioni influenti: un'attività su otto al Parlamento europeo continua a essere svolta per conto di organizzazioni iscritte al registro delle lobby, in linea con le scorse analisi di Transparency International EU.

Le raccomandazioni di Transparency International in vista delle elezioni europee

Il Parlamento europeo dovrebbe vietare agli eurodeputati di impegnarsi in attività secondarie, retribuite o non retribuite, con organizzazioni che cercano di influenzare il processo decisionale dell'UE.

In assenza di tale divieto, dovrebbero essere applicate alcune regole:

  • Nelle dichiarazioni degli interessi privati degli eurodeputati dovrebbero essere richieste informazioni più chiare, come ad esempio una precisa indicazione del reddito. L'opzione del testo libero dovrebbe essere limitata.
  • Il Parlamento dovrebbe attuare controlli dettagliati sulle dichiarazioni. Il "general plausibility check" (una generale verifica di credibilità) non è sufficiente, poiché persistono troppi errori. Ogni dichiarazione deve essere controllata.
  • In caso di conflitto di interessi, gli eurodeputati non dovrebbero essere autorizzati a ricoprire alcuna carica di potere legata a tale conflitto, compreso l'incarico di relatore o relatore ombra su un dossier.

 

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