Giorgio Fraschini
Esperto di whistleblowing di Transparency International ItaliaLaureato in Giurisprudenza, si occupa da sempre di whistleblowing. Entra a far parte del team di Transparency Italia nel 2009, dove nel 2014 diventa responsabile del servizio ALAC - Allerta Anticorruzione con il quale l’associazione supporta i cittadini che vogliono segnalare un illecito. Nel 2016 collabora attivamente alla stesura della legge che attualmente tutela i whistleblower nel nostro Paese. Oggi continua ad assistere i segnalanti che si rivolgono ad ALAC, gestisce il servizio WhistleblowingPA per l’implementazione di una piattaforma di segnalazione nelle Pubbliche Amministrazioni, tiene corsi di formazione e segue da vicino la trasposizione in Italia della Direttiva Europea sul whistleblowing.
La Direttiva Europea sul whistleblowing, approvata lo scorso novembre, prevede che ogni stato membro introduca norme specifiche in materia, e anche l’Italia dovrà, entro il 17 dicembre 2021, modificare la propria normativa.
Tra gli ambiti che andranno sicuramente corretti ci sono l’estensione dell’ambito di applicazione soggettivo che dovrà ricomprendere molti soggetti oggi esclusi dalla tutela come i volontari, gli ex dipendenti e anche coloro che assistono il segnalante o sono collegati ad esso.
Anche le segnalazioni anonime, ora ignorate dalla norma, andranno regolamentate, per capire quando accettarle e come devono essere trattate le informazioni che potrebbero comunque condurre a un’identificazione, seppur indiretta, del whistleblower.
I canali di segnalazione, sia interni che esterni, andranno probabilmente rivisti con attenzione alla modalità di trattamento delle segnalazioni, ai tempi per le interazioni e la conservazione dei dati e ai criteri di pubblicità dello strumento. Saranno poi regolamentate anche le segnalazioni nei confronti di canali media, ad oggi illegittime secondo la nostra normativa.
Non da ultimo si prevede un rafforzamento delle forme di tutela per i whistleblower, che vadano a ricomprendere anche forme indirette di discriminazione, come valutazioni negative della performance, mancate promozioni o referenze negative. Ma anche istituti nuovi per il nostro ordinamento, come quello che prevede il reintegro provvisorio in attesa del processo presso il giudice del lavoro.
Ad esse si aggiunge un incremento di sanzioni attuali ed efficaci per chi attua ritorsioni o in altri modi compromette il funzionamento del whistleblowing: la mancanza di misure deterrenti a carico di coloro che colpiscono direttamente i whistleblower è una delle critiche più frequenti al nostro sistema. La sproporzione tra i danni subiti dal segnalante rispetto alle retribuzioni a carico di coloro che ne compromettono irreversibilmente la sfera lavorativa è sempre molto rilevante e continua a costituire un contro incentivo alla segnalazione.
Tra quelle che sono le misure di completamento del sistema sono poi raccomandati dei centri di assistenza pre segnalazione e un sostegno di tipo sia economico che psicologico per i whistleblower, nel momento in cui hanno subito una discriminazione con conseguenze sullo stato lavorativo o di salute.
L’esigenza di rafforzare le norme sul whistleblowing è sempre più urgente in questo periodo di crisi sanitaria. Sono diversi i casi esposti dai whistleblower durante la pandemia, dall’utilizzo di mascherine non conformi a norme di sicurezza alla distribuzione di benefici economici a soggetti non aventi diritto. Ora come non mai è fondamentale fare in modo che sia garantito il diritto a segnalare in modo sicuro.