Vincenzo Patruno
Vice Presidente di OnData, Project Manager e Data Expert presso ISTATSpecialista IT, coordina attualmente le attività legate agli Open Data presso l’Istituto Nazionale di Statistica, dove si occupa di innovazione tecnologica nell'ambito della diffusione, della visualizzazione e del riuso del dato statistico e dove ha ricoperto vari incarichi tra cui quello di responsabile dell’unità Tecnologie Web. Membro della Commissione Nazionale sul Software Open Source, si interessa e promuove la conoscenza aperta come modello per lo sviluppo della società e del mercato. Ha collaborato come esperto IT in diversi progetti di cooperazione tecnica internazionale e svolge anche attività di docente e di relatore in convegni e seminari. Collabora con vari blog come autore di articoli su innovazione digitale promuovendo la cultura del dato tra le community di utilizzatori.
Dati che non solo sono fondamentali al Governo per gestire l'emergenza dal punto di vista tecnico-scientifico e politico, ma che diventano preziosi per esperti di dati, giornalisti, epidemiologi e più in generale per l’intera società civile in Italia nel mondo.
OnData è una associazione “data driven” di professionisti, esperti e attivisti digitali che opera su tutto il territorio nazionale.Tutte le azioni, i progetti e le attività di onData si sviluppano infatti attorno ai dati, principalmente attorno ai dati aperti della Pubblica Amministrazione.
Per capire attraverso i dati quello che accade, per valutare le politiche pubbliche che vengono messe in campo, per rendere trasparente l’azione delle pubbliche amministrazioni.
Spesso però i dati che vengono pubblicati sono molto difficoltosi da utilizzare. Il motivo è che vengono pubblicati sotto forma di report, adatto per chi i dati li deve leggere ma non adatto invece per chi i dati li vuole riutilizzare. E’ stato il caso del Dipartimento della Protezione Civile. In un primo momento, eravamo all’inizio della crisi, i dati dell’epidemia venivano rilasciati come documento pdf subito dopo la conferenza stampa delle 18.
OnData ha così lanciato una campagna sui social affinché i dati venissero pubblicati in formato “machine-readable”. Il Dipartimento della Protezione Civile non si è fatto trovare impreparato e qualche giorno dopo i dati ufficiale erano disponibili a tutti.
È stato così che epidemiologi, scienziati, giornalisti, statistici e informatici in Italia e nel mondo hanno potuto cominciare a monitorare l'emergenza in Italia e a raccontarla attraverso analisi visualizzazioni e infografiche provando anche a fare previsioni sull’andamento dei contagi e sull’efficacia dei provvedimenti presi.
Ma oltre al Dipartimento della Protezione Civile anche le Regioni hanno cominciato a pubblicare a loro volta dati. Ogni sistema sanitario fa capo alle singole Regioni, che quindi hanno potuto decidere di pubblicare dati per proprio conto. In realtà più che pubblicare dati hanno cominciato a pubblicare report e a costruire dashboard interattive Niente dati da scaricare e da riutilizzare (ad eccezione di un paio di regioni). In tutti i casi sono report e dashboard basati su dati tutti diversi gli uni dagli altri. A ribadire la tendenza delle singole Regioni ad andare in ordine sparso, cosa che abbiamo visto e che continuiamo purtroppo a vedere nella intera gestione di questa fase di emergenza. Quando invece servirebbe coesione e condivisione di visione e di obiettivi. È partita quindi una seconda campagna di onData sui social, questa volta non più da sola ma in compagnia di tante altre realtà sempre in prima linea su questioni legate alla trasparenza, tra cui non poteva mancare Transparency International Italia. I dati, quando vengono rilasciati anonimizzati e al massimo livello di dettaglio possibile sono infatti un eccezionale mezzo per poter mettere in evidenza e valutare le politiche e l’efficacia delle politiche che gli enti pubblici mettono in campo. La società civile questo lo ha capito molto bene. Non è un caso che la cultura del dato sia cresciuta e di molto proprio tra la cittadinanza attiva e gli attivisti digitali. Servirebbe farla crescere allo stesso modo anche all’interno degli Enti Pubblici.