Francesco Vignarca
Coordinatore delle Campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo, ItaliaFrancesco Vignarca opera da oltre quindici anni nel campo della pace e del disarmo, ed è attualmente Coordinatore delle Campagne della recentemente costituita Rete Italiana Pace e Disarmo (dopo essere stato Coordinatore nazionale della precedente Rete Italiana per il Disarmo dal 2004). In questa veste lavora sui temi delle spese militari, delle società private di difesa, del procurement militare, del controllo del commercio delle armi, della riconversione industriale, della corsa agli armamenti e della proliferazione, dei percorsi verso il disarmo e la nonviolenza, svolgendo sia compiti di ricerca che di coordinamento in molte campagne promosse dal movimento pacifista italiano. In questo contesto ha maturato grande esperienza di advocacy nei confronti di Governo e Parlamento italiani (e anche verso le Istituzioni europee) sui temi appena citati.
Facciamo luce sull’influenza dell’industria militare
Occuparsi delle questioni legate alla difesa, alle spese militari e ai loro incroci con l’industria che produce armamenti non è mai facile. I motivi sono chiari: sono tematiche che attengono alla sicurezza degli Stati e che sollecitano anche interessi economici rilevanti. Non a caso secondo le analisi e gli studi del SIPRI (istituto svedese di ricerca sulla pace tra i più prestigiosi al mondo) il settore della difesa e degli armamenti è tra quelli che sviluppa maggiore corruzione al mondo contribuendo per circa il 40% a tutta la corruzione nelle transazioni globali.
Una difficoltà ancora maggiore nello scenario italiano, che sconta una situazione per certi versi di minore trasparenza rispetto ad altri paesi e che ha visto da sempre un dibattito politico, istituzionale, ma anche dei portatori di interessi molto limitato e bloccato. In questo senso considero quindi davvero importante la pubblicazione del Report elaborato da Transparency International Defence & Security, che va ad indagare sulle dinamiche di possibile influsso non corretto dell’industria militare sui decisori istituzionali. Perché fa luce su incroci pericolosi e problematici, che di solito non vengono nemmeno delineati o nominati, per paura di andare a intaccare interessi o rendite di posizione anche politica. Dinamiche negative che però riguardano parti rilevanti della spesa pubblica, non solo per la quantità dei fondi impiegati, ma soprattutto per la qualità degli stessi e gli impatti che hanno su questioni delicate e cruciali per la vita di un Paese.
Per tali motivi, in un certo senso strutturali, le considerazioni e le valutazioni esposte nel Rapporto dovrebbero interessare la politica e gli attori del settore, anche e soprattutto se la loro intenzione è quella di rafforzare il comparto con un’azione che dovrebbe essere impostata su dinamiche corrette, positive, sane. Senza dimenticare che verificare le strade di influenza indebita, che potrebbero far prendere decisioni sbagliate in termini di sicurezza e impiego di fondi pubblici, è una questione di trasparenza è qualità della scelta politica che dovrebbe interessare qualsiasi cittadino.
In tal senso sono preziose le raccomandazioni che vengono esplicitate alla fine dell’analisi presente nel Rapporto. Considerazioni utili da richiamare, ma, soprattutto, far pervenire ai decisori politici affinché possa realmente partire un dibattito utile, positivo, necessario.
Speriamo dunque che il governo (e in una certa misura anche il Parlamento) possano a breve: