Francois Valérian

Board member di Transparency International

La crisi sanitaria in Francia e le sfide della trasparenza

La crisi sanitaria in Francia è scoppiata in un momento difficile per quanto riguarda la fiducia tra la popolazione e il potere, o più precisamente qualsiasi potere che si esprima su una questione politica o economica.

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Società civile

La crisi dei gilet gialli durata dalla fine del 2018 fino alla primavera del 2019 e il lunghissimo sciopero contro la riforma delle pensioni di dicembre e di questo gennaio hanno eroso la fiducia nel governo e allargato la trincea tra il "popolo" e le "élite" al potere. Le esitazioni del governo, simili a quelle della maggior parte dei governi, all'inizio della crisi sanitaria di gennaio e febbraio, e le rischiose affermazioni sulle maschere non necessarie o non importanti, non hanno migliorato la situazione. La catastrofe di marzo ha rinchiuso in casa l'intera popolazione e ha scatenato un enorme flusso di denaro pubblico verso le imprese.

La situazione che ne deriva pone due problemi di trasparenza. Una richiesta di trasparenza molto forte, quasi schiacciante, da una parte e un'altra invece più difficile da raggiungere. La trasparenza molto forte è quella che viene richiesta alle persone. Come in Italia, anche in Francia non è più possibile uscire di casa senza un pezzo di carta che spieghi alla polizia lo scopo dell'uscita. Le motivazioni possibili non sono molte e non si può andare lontano. La trasparenza che invece al momento non esiste è quella che riguarda i beneficiari del denaro pubblico. Le procedure di appalto pubblico sono state semplificate, il che è probabilmente inevitabile in tempi di crisi, ma non è certo che tutte le vendite allo Stato e agli ospedali saranno rese pubbliche in un secondo momento. Gli aiuti alle imprese sono distribuiti in modo molto generoso, i prestiti bancari sono garantiti dal governo, ma avremo la possibilità di cercare e identificare su Internet tutti coloro che ricevono questo denaro?

Si potrebbe obiettare che è troppo complicato e che non ci sono né il tempo né i mezzi per organizzare questa trasparenza. Ma allo stesso tempo, il governo francese ha chiesto lo sviluppo di un'applicazione per rintracciare tutti coloro che sono stati esposti al virus, il che pone evidenti problemi per la tutela delle libertà individuali. La app non è neppure ancora approvata dai giganti americani Google e Apple, il cui accordo è essenziale perché possa funzionare a dovere sui telefonini. Se il governo è in grado di chiedere e finanziare una app per la “trasparenza delle vite individuali”, perché non è in grado di svilupparne una che renda pubblico ogni aiuto finanziario o acquisto pubblico legato alla crisi sanitaria?

La paura della malattia o della morte è una leva molto potente per le azioni umane ed è chiaro che alcune cose che appaiono accettabili ora non lo sarebbero mai state prima della crisi. Il rischio di questo periodo è che si dimentichino anche gli ingredienti della vita di ieri, che erano il diritto alla critica, il rifiuto di ordini illegittimi, il controllo della società civile su ogni potere. Le mascherine dovrebbero essere messe solo sul viso della gente, non sulle pratiche del potere.

Purtroppo, l'Europa non è stata in grado di organizzare una risposta comune ambiziosa alla crisi economica e sanitaria. I confini sono riapparsi ovunque, con una forza che non si era più vista dai tempi della guerra. Anche questa è una sfida per chi difende il diritto della società civile all'informazione e alla trasparenza del potere. Se solo poche persone in ogni paese possono definire cosa può fare ogni persona, dove può andare e chi può incontrare, le maschere cadranno su tutte le nostre democrazie. A mio parere, la crisi richiede anche più regole europee e il trasferimento di questi poteri straordinari a livello europeo.

Noi europei - o la maggior parte di noi - abbiamo conosciuto solo una “vita in tempo di pace", come l'eroe del bel romanzo di Francesco Pecoraro di fronte a una crisi ambientale senza precedenti e all'alluvione che sta invadendo Roma. La nostra è una crisi sanitaria, ma se vogliamo che il mondo di domani sia un mondo di pace civile ancor più di come lo era ieri, dobbiamo riformare il potere politico e trasformarlo in un potere non incentrato in sole poche mani e molto più trasparente. Trasparenza che si otterrà anche attraverso l'uso intelligente, e non abusivo, dei mezzi digitali.

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