Lorenzo Segato
Head of research presso REACTAmministratore di REACT, la prima start-up innovativa a vocazione sociale contro la criminalità e la corruzione. PhD in criminologia, da vent’anni si occupa di corruzione, crimine organizzato, reati ambientali. È esperto giuridico di ANAC nel progetto sugli indicatori di rischio negli enti locali, coordinatore della ricerca per Avviso Pubblico nel progetto ACT-Anti Corruption Toolkit, iscritto nei registri OdV ed esperti AGENAS per l’anticorruzione, formatore ed autore di numerose pubblicazioni in Italia e all’estero.
“What is love” – ovvero del conflitto di interessi ai tempi del Covid-19
Ricordate la canzone di Haddaway che negli anni ’90 ha fatto ballare e sognare tutti i giovani del mondo – me compreso – attorno alla grande domanda “Cos’è l’amore?”. Mi è tornata in mente leggendo le cronache degli ultimi scandali di corruzione che sono emersi recentemente: in molti casi, l’amore sembra essere un fattore di rischio.
Perché l’amore? Perché ci spinge a fare cose irrazionali, perché influenza i nostri pensieri e le nostre scelte, facendoci prendere decisioni anche irrazionali o dannose… Il cantante, innamorato, si chiede
“What is right, what is wrong?
Oh, I don't know, what can I do”
Un presidente, un direttore, o un dirigente pubblico, quando esercita le sue funzioni nell’interesse esclusivo della nazione, deve porsi questa domanda. Qual è la scelta migliore per l’Italia, la mia regione, il mio comune, la mia azienda sanitaria? Il nostro sistema giuridico ha trovato un meccanismo equilibrato per cercare la risposta: gli organi di vertice decidono cosa serve, la struttura tecnica individua chi lo può fare (internamente o esternamente) e, nel caso di appalto, ci sono delle procedure da seguire per individuare il soggetto migliore.
Si tratta di un percorso a volte semplice, a volte molto complesso, in particolare in questo periodo in cui abbiamo a che fare con un virus sconosciuto e c’è l’urgenza di dare risposte. Come si fa a sapere what is right, what is wrong? Nessuno può saperlo, ovviamente, ma sappiamo di sicuro quando è sbagliato: quando la decisione è influenzata dagli interessi particolari. Devo scegliere un consulente, dare un incarico? Nomino il referente del partito, no doubts! Devo dare un incarico a una cooperativa? Scelgo quella che mi è amica!
Il codice degli appalti (d. lgs. 50/2016) definisce il conflitto di interessi (art. 42): si ha conflitto d'interesse quando il personale di una stazione appaltante o di un prestatore di servizi che, anche per conto della stazione appaltante, interviene nello svolgimento della procedura di aggiudicazione degli appalti e delle concessioni o può influenzarne, in qualsiasi modo, il risultato, ha, direttamente o indirettamente, un interesse finanziario, economico o altro interesse personale che può essere percepito come una minaccia alla sua imparzialità e indipendenza nel contesto della procedura di appalto o di concessione.
L’interesse privato va dichiarato sempre, anche prima che influenzi le nostre decisioni. A maggior ragione va dichiarato mentre si prendono le decisioni, perché bisogna astenersi. Nei casi di parentele e relazioni personali, come negli esempi iniziali, è facile accorgersi di questi rapporti. Ma sono gli amori clandestini quelli più insidiosi. Pensate a come le relazioni pericolose tra dirigenti pubblici e aziende private possono rinsaldarsi in questa fase di emergenza. Solo a titolo di esempio, pensate a una società di informatica che vuole sviluppare app, dashboard, cruscotti, tabelle con i dati dei contagi Covid-19 che tanto servono ai politici. La mia regione lavora già con una società di informatica con cui ho un bel rapporto? Chiedo a loro. Voglio favorire un’azienda amica? Chiedo a loro. Alla faccia della concorrenza…
“I want no other, no other lover
This is our life, our time
When we are together, I need you forever”
Haddaway aveva visto bene nella sua canzone… Nei casi più gravi, è l’interesse privato che genera la domanda: voglio contrastare il governo? Boicotto la app nazionale e faccio sviluppare una app diversa, magari con un incarico diretto all’azienda del territorio…Oggi è possibile fare affidamenti diretti sotto i 150.000 euro, e gare senza previa pubblicazione del bando. Viva l’amore libero!
Per chiudere, che si può fare? La legge ci dice che “le stazioni appaltanti prevedono misure adeguate per contrastare le frodi e la corruzione nonché per individuare, prevenire e risolvere in modo efficace ogni ipotesi di conflitto di interesse nello svolgimento delle procedure di aggiudicazione degli appalti e delle concessioni, in modo da evitare qualsiasi distorsione della concorrenza e garantire la parità di trattamento di tutti gli operatori economici”.
La trasparenza è sicuramente uno degli strumenti che gli enti devono adottare senza indugio. Purtroppo, durante la prima fase della pandemia, nessun ente ha pubblicato i dati dei “provvedimenti contingibili e urgenti e in generale provvedimenti di carattere straordinario in caso di calamità naturali o di altre emergenze” (art. 42 decreto trasparenza 33/2013).
A seguito delle nostre sollecitazioni, molte aziende sanitarie hanno popolato la sezione del sito con i provvedimenti, ma gli enti devono fare molto di più per permettere a tutti i cittadini di dare un occhio a quello che succede al lor interno, soprattutto in questo periodo di pandemia. Perché non possiamo più accettare che funzionari e politici disonesti approfittino dell’emergenza per sprecare risorse, alimentare interessi particolari e magari arricchire qualcuno. Baby don’t hurt me, no more…
P.S.: se non conoscete la canzone… potete ascoltarla qui…