A.N.AC. presenta la sua Relazione annuale al Parlamento

Tra i temi affrontati dal Presidente Busia: lotta alla corruzione attraverso tecnologie informatiche, controlli digitali preventivi e incrocio dei dati; semplificazione e trasparenza nella PA; efficientamento negli acquisti pubblici.

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Appalti
Pubblica amministrazione

Il Presidente dell’A.N.AC. Giuseppe Busìa ha tenuto alla Camera dei deputati la Relazione annuale dell’attività dell’Autorità Anticorruzione al Parlamento. Tra i temi affrontati la lotta alla corruzione attraverso le tecnologie informatiche, i controlli digitali preventivi e l’incrocio dei dati; la necessità di maggiore semplificazione e trasparenza nella Pubblica amministrazione; la richiesta di efficienza negli acquisti pubblici in Italia riducendo e qualificando le stazioni appaltanti.

"La Relazione del Presidente Busia evidenzia il grande lavoro svolto da A.N.AC. su ogni profilo che interessa i temi dell’anticorruzione e la trasparenza. L’attenzione che è stata rivolta al ruolo di Transparency e la valorizzazione dell’Indice di Percezione della Corruzione costruiscono la prova del contributo che la nostra Associazione offre alle Istituzioni. Le criticità e le soluzioni evidenziate dal Presidente Busia auspicabilmente potranno costituire le linee dell’intervento che il Parlamento ed il Governo sono tenuti a seguire nel definire la cornice regolatoria necessaria all’attuazione del PNRR", così la Presidente Iole Anna Savini a margine dell’evento.

I temi trattati

In riferimento al PNRR, il Presidente Busia è stato molto chiaro, sottolineando che: “con l’arrivo dei 250 miliardi di fondi europei e l’avvio degli appalti, s’intensifica il rischio di corruzione e di infiltrazioni criminose nel nostro Paese”. Sono a suo avviso le tecnologie informatiche gli strumenti più efficaci di prevenzione e contrasto alla cattiva amministrazione. In particolare, con l’incrocio dei dati nella Banca Dati, che contiene oltre 60 milioni di appalti e tutte le informazioni sulle imprese appaltanti.

Il Presidente dell'A.N.AC. ha poi sottolineato l’importanza di avere maggiore trasparenza e semplificazione, perché “troppi adempimenti, troppe leggi spesso scritte male, troppe complicazioni burocratiche frenano il Paese e rendono estremamente difficoltosa la vita quotidiana delle persone, delle imprese e delle amministrazioni pubbliche”.

E il tema degli appalti è centrale, parlando di fondi europei e opere pubbliche, percui Busia sottolinea come “una maggiore efficienza e modernizzazione del sistema degli appalti in Italia resta, però, imprescindibile senza una profonda riforma e qualificazione delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza, che è peraltro uno degli obiettivi strategici nel PNRR.”

Oggi in Italia esistono più di 39.000 stazioni appaltanti e centrali di committenza, con oltre 100.000 centri di spesa, dove ciascuno bandisce gare e gestisce appalti, pur senza averne le competenze economiche, informatiche e dimensioni operative di scala per spuntare prezzi favorevoli e svolgere le gare al meglio per l’interesse pubblico.

“La trasparenza non rallenta gli appalti, ma evita che si creino aree di opacità che penalizzano le imprese sane e riducono la concorrenza”, ha dichiarato Busia.

Come effetto dei decreti “Semplificazione”, sul piano delle gare, nel 2021 si è registrato un notevole aumento di affidamenti diretti: le procedure aperte indette nel 2021 sono state circa il 18,5% delle procedure totali mentre nel 37,1% e nel 37,6% dei casi (per un totale di 74,7%) le stazioni appaltanti sono ricorse rispettivamente a procedure negoziate senza pubblicazione del bando e all’affidamento diretto. “Occorre tornare alla gara aperta, al libero mercato, alla scelta dei migliori attraverso la gara, e non con appalti decisi per via discrezionale”, ha esortato Busìa.

In ultimo, ben vengano, secondo A.N.AC., gli sforzi con i quali si sta cercando di far fronte alle gravi carenze di organico nelle Pubbliche Amministrazioni. Attenzione, però, ad evitare che l’accelerazione delle procedure di reclutamento finisca per pesare sul rigore delle selezioni e, quindi, influire sulla qualità dell’agire pubblico nel lungo termine.

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