L’integrità conviene alle aziende. Tra questa certezza e l’intelligenza artificiale, il Day 3 della BIF Academy.

Il Presidente del Gruppo TIM spiega con parole semplici ed efficaci perché l'etica in azienda è un valore assoluto. E sull'AI occorre cautela...

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“L’etica è un valore assoluto, è giusto applicarla, ed è conveniente utilizzarla. Quindi, non vi è ragione per non metterla in cima alle priorità di un’azienda. Va fatto.”.

Parole semplici, dirette e straordinariamente efficaci quelle di Salvatore Rossi, Presidente del Gruppo Tim che ha aperto, in veste di “padrone di casa virtuale, la terza e ultima sessione della BIF Academy, di scena mercoledì 30 giugno.

Il numero uno della multinazionale delle telecomunicazioni non ha alcun dubbio: un’azienda deve operare senza sosta per affermare concretamente i valori dell’integrità, dell’anticorruzione e della sostenibilità “per una convenienza generale e assoluta, in cui anche la capacità di creare valore per gli azionisti passa sempre di più da condotte virtuose in grado di attrarre investimenti e finanziamenti”.

Un approccio pragmatico a cui ha fatto eco nel proprio speech il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, Alessandro Galimberti che, illustrando l’opera di risanamento dell’ente da lui condotto, ha puntato l’accento su un concetto troppo spesso ignorato o sottovalutato: "Non è vero che i sistemi atavicamente deficitari e malfunzionanti sono immodificabili – ha detto Galimberti, che è anche giornalista del Sole 24Ore – la differenza la fa chi, posto nei ruoli di responsabilità questa responsabilità se la prende, a costo di sacrifici personali e di una rinuncia alla popolarità”. 

Ma allora, la tecnologia?

Sulle basi di questo pensiero convergente di Rossi e di Galimberti si è sviluppato il dibattito sul tema portante della BIF Academy di quest’anno: Integrity & Technology, con un primo intervento di Paolo Tosca, responsabile della Compliance e Governance di Tim che ha posto il focus del proprio ragionamento sulla necessità, sempre più stringente, dell’utilizzo delle nuove tecnologie nella prevenzione del rischio (in primis la cosiddetta Intelligenza artificiale), al punto che la imminente revisione del Codice etico del gruppo Tim conterrà un capitolo speciale dedicato ai questa super tecnologia e al suo utilizzo.

La tecnologia applicata al trattamento di moli enormi di dati viene sempre più utilizzata al fine di prevenire anomalie e storture che indicano la presenza di soggetti criminali. “Criminali che sanno utilizzare i dati molto bene – ha spiegato Giuseppe Del Medico, di Unioncamere -. Esistono banche dati, consultabili pubblicamente, che possono darci informazioni importantissime, specialmente se i dati vengono intrecciati e confrontati. L’analisi delle cosiddette “onde anomale” tra questi dati ci può svelare un’attività criminale. Lavorando con il registro delle imprese e altre fonti possiamo, ad esempio, prevenire fenomeni di infiltrazione mafiosa”.

Non solo. Come ha puntualizzato Pierluigi Sodini, anch’egli di Unioncamere, “un serio processo verso la realizzazione di un albo obbligatorio dei titolari effettivi delle aziende, comprese associazioni, fondazioni ed enti non-profit, non è più procrastinabile”. E, in questa direzione il traguardo sembra a portata di mano, visto che stanno arrivando a meta le proficue collaborazioni con MEF e MISE su questo tema. Il frutto di anni di lavoro sembra essere maturo e le previsioni temporali parlano di ottobre-novembre per la prossima pubblicazione dell’albo, con un milione di entità e centinaia di associazioni ed altri enti coinvolti. Uno strumento fondamentale in chiave di contrasto all’opacità, al conflitto di interesse e, ovviamente, al riciclaggio.

Roberto Lattanzi, del Servizio studi e documentazione dell’Autorità garante della protezione dei dati personali, ha invece posto l’accento sul fatto che il nuovo regolamento europeo in materia di Intelligenza artificiale possa presentare il rischio della costruzione di “una società basata su comportamenti eccessivamente conformati a un ordine più ampio”.

Rischio intravisto anche da Giovanni Comandé, dell’Istituto Dirpolis della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che ha avuto modo di significare come lo stesso regolamento “prenda un abbaglio, nel momento in cui apre a rischi distopici e prefigura una nuova compliance schizofrenica”.

Infine, l’intervento di Paolo Zanetto – founding partner dello studio Cattaneo/Zanetto – che ha ben evidenziato i ritardi in cui versa il Paese in materia di regolamentazione delle lobby, auspicando, in attesa di una riforma di sistema, la realizzazione di piccoli passi per rendere più trasparenti, documentate e accessibili le dinamiche che investono il rapporto tra aziende e decisori pubblici.

Di ognuno di questi punti -  e di quelli trattati nelle prime due giornate del BIF Academy  - si parlerà in maniera ancora più approfondita nel corso del prossimo appuntamento con i BIF LAB, in programma a Pisa il 15 ottobre 2021.

 

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