La Direttiva Europea sul whistleblowing: la petizione al governo italiano

La Direttiva Europea sul whistleblowing n. 2019/1937 offre un livello di tutela più alto ai segnalanti di illeciti, ma per la sua efficace applicazione deve essere appropriatamente recepita nell’ordinamento nazionale. Il Governo ha l’obbligo di dare attuazione alla Direttiva entro il 17 dicembre, ma non ha ancora fatto alcun progresso: con una petizione chiediamo, al fianco di altre quattro associazioni, che il Governo agisca subito.

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Società civile
Whistleblowing
Advocacy
Supporto ai segnalanti

In Italia il whistleblowing è già stato soggetto di una normazione, ma la Direttiva allarga l’ambito della protezione, rispetto all’attuale offerta della normativa nazionale italiana. Tra le novità più importanti:

  • La Direttiva allarga la protezione a una gamma più ampia delle categorie dei soggetti. Tra questi rientrano non solo i lavoratori, ma anche gli ex-dipendenti, i consulenti, i volontari, e altri: chiunque sia coinvolto lavorativamente nell’attività di un ente pubblico o privato.
  • La Direttiva introduce l’obbligo per le imprese con più di 50 dipendenti di dotarsi di più canali di segnalazione interni, di cui almeno uno in grado di assicurare la riservatezza del segnalante.
  • L’obbligo di istituzione dei canali di segnalazione esterni, sia per le Amministrazioni pubbliche sia per gli enti privati.
  • Viene stabilita la possibilità di segnalare tramite la divulgazione pubblica: il whistleblower potrà rivolgersi ai media, alle ONG e ai soggetti simili nel caso in cui, nonostante la segnalazione tramite i canali di segnalazione interni ed esterni la segnalazione non sia stata affrontata adeguatamente o quando c’è un rischio di inquinamento delle prove.

La Direttiva ribadisce alcuni principi fondamentali della tutela dei soggetti segnalanti, tra i quali l’obbligo di salvaguardare la riservatezza dell’identità del whistleblower.

Come gli altri Stati membri, l’Italia ha un obbligo giuridico nei confronti dell’Unione Europea di recepire la Direttiva entro il termine stabilito, 17 dicembre e, in caso negativo, dovrà affrontare le eventuali conseguenze. Il legislatore, a pochi mesi dalla scadenza, non ha ancora intrapreso azioni per la sua attuazione e rischiamo di essere in ritardo. In questo momento storico dobbiamo accelerare l’introduzione di nuove tutele per i segnalanti: con l’arrivo dei fondi PNRR abbiamo bisogno degli anticorpi contro l’illegalità, le persone pronte a segnalare illeciti devono essere adeguatamente protette.

La Direttiva, inoltre, stabilisce le norme minime per la protezione dei segnalanti: gli Stati membri possono dunque aggiungere ulteriori forme di protezione, usandola come una base di partenza. Chiediamo che la trasposizione della Direttiva nella legge italiana includa misure specifiche per offrire una maggiore tutela dei segnalanti civici: ad esempio, far sì che i segnalanti civici vengano sempre tutelati e che le misure di protezione non siano limitate alle violazioni della normativa europea in un numero ristretto di ambiti, e che ci sia la protezione dell’identità del whistleblower anche nel caso del procedimento penale.

Consulta la petizione

Consulta il nostro Progress Report sullo stato di trasposizione della Direttiva nei Paesi membri (il report tiene in conto i dati disponibili al mese di febbraio 2021).

 

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