La società civile tiene d'occhio il caso Zambon contro OMS

Le organizzazioni internazionali che si occupano di whistleblowing hanno chiesto all'Organizzazione internazionale del lavoro (ILOAT) maggiori informazioni sul caso Zambon.

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A ottobre 2023 GlobaLeaks, Government Accountability Project, Transparency International, Transparency International Italia, Whistleblower Aid e Whistleblowing International Network si sono unite per presentare un parere amicus curiae al Tribunale amministrativo dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILOAT) nel caso del whistleblower dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Francesco Zambon. Uno sforzo congiunto che è stato il riflesso di un forte impegno collettivo nel promuovere la protezione dei whistleblower e nel sostenere la trasparenza e la responsabilità all'interno delle organizzazioni internazionali, in particolare delle Nazioni Unite.

A settembre 2024 il gruppo ha inviato al Tribunale una richiesta di aggiornamento sul caso Zambon, in particolare in riferimento al come il Tribunale ha deciso di procedere con la memoria "amicus curiae" e sulla programmazione del caso e (...) se e quando ci si può aspettare una decisione sulla memoria e/o sulla sentenza stessa. Il Tribunale ha confermato che deciderà come trattare la memoria quando esaminerà il caso, che ora è stato inserito nell'elenco dei casi da esaminare nella 139a sessione di ottobre e novembre 2024. Inoltre, se verrà adottata una sentenza, questa sarà probabilmente resa pubblica nel febbraio 2025.

La richiesta di ulteriori informazioni è dovuta all'importanza della vicenda e alle implicazioni di più ampia portata che la decisione dell'ILOAT potrebbe avere sulla protezione dei whistleblower a livello globale e nelle agenzie collegate alle Nazioni Unite. Il documento di Transparency International - Whistleblower Protection at the United Nations - evidenzia ulteriormente il rischio pervasivo di ritorsioni a cui sono sottoposti i lavoratori delle Nazioni Unite, un importante deterrente alla segnalazione di comportamenti scorretti. Politiche di whistleblowing frammentate e poco chiare, ritorsioni da parte del personale e una cultura gerarchica all'interno delle Nazioni Unite minacciano e compromettono il sistema di whistleblowing e aumentano gli ostacoli che i potenziali whistleblower devono affrontare.

Il caso Zambon 

Il whistleblower Francesco Zambon è l'ex ricercatore dell'OMS che a inizio 2020 ha coordinato il gruppo che han redatto il Rapporto sulla preparazione dell'Italia alle pandemie. Un documento incentrato sull'esame della gravità dell'impatto della pandemia COVID-19 sull'Italia e sulla sua esperienza come primo Paese europeo colpito. I risultati del report rivelavano gravi lacune nel piano pandemico del Ministero della Salute italiano, rimasto inalterato dal 2006 nonostante gli obblighi di revisione periodica. Il documento è stato ritirato poche ore dopo la sua pubblicazione.

Dopo il ritiro del Rapporto, Francesco Zambon ha subito pressioni da parte dell'alto funzionario dell'OMS coinvolto nella sua redazione, con l'intento di portarlo a modificarne le conclusioni. Francesco Zambon si è rifiutato di apportare le modifiche richieste e ha seguito la procedura di whistleblowing interna dell'OMS, segnalando i sospetti conflitti di interesse nella decisione di ritirare il report e le pressioni subite per modificarne le conclusioni. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha negato a Francesco Zambon il riconoscimento come Whistleblower e non gli ha fornito alcuna protezione.

Insieme alle organizzazioni internazionali che si occupano di whistleblowing, da anni sosteniamo i diritti dei whistleblower e facciamo luce sulle lacune del quadro normativo delle Nazioni Unite in materia di whistleblowing. Confidiamo nelle decisioni del Tribunale e in un risultato che incoraggi gli organismi delle Nazioni Unite a migliorare in modo significativo le loro regole e pratiche di whistleblowing.

IL NOSTRO SUPPORTO AL CASO ZAMBON

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