Dichiarazione congiunta sulla sentenza dell'ILOAT nel caso di Francesco Zambon contro l’OMS

La sentenza del Tribunale Amministrativo dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILOAT) nel caso Zambon contro l’OMS respinge le richieste di Francesco Zambon di essere riconosciuto come whistleblower.

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In qualità di organizzazione internazionale impegnata nella tutela dei whistleblower e nella promozione dell’accountability delle istituzioni internazionali, esprimiamo profonda preoccupazione e delusione per la decisione del Tribunale Amministrativo dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILOAT) nel caso Zambon contro l’OMS .

Insieme a Whistleblowing International Network, Government Accountability Project, Transparency International, GlobaLeaks e Whistleblower Aid abbiamo avviato una storica iniziativa di collaborazione per presentare un parere amicus curiae al Tribunale amministrativo dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILOAT) nel caso emblematico del whistleblower dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Francesco Zambon. 

Il 6 febbraio 2025 - con la sentenza n.5000 - l'ILOAT ha respinto le richieste di Francesco Zambon di essere riconosciuto whistleblower a seguito delle sue segnalazioni di condotte inappropriate da parte dell’OMS nella gestione del Rapporto sulla preparazione dell'Italia alle pandemie, in occasione della pandemia di COVID-19.

La sentenza rappresenta un'interpretazione regressiva delle tutele per i whistleblower e non tiene conto dei più importanti standard internazionali. Inoltre, si stabilisce un precedente preoccupante per la protezione dei whistleblower all’interno dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e si rischia di scoraggiare coloro che intendono segnalare illeciti e tutelare l’interesse pubblico. Ma non solo, questa sentenza rivela debolezze sistemiche nel modo in cui le organizzazioni internazionali gestiscono le denunce e la responsabilità interna.

Le nostre organizzazioni sono particolarmente preoccupate dalla sentenza dell'ILOAT per i seguenti aspetti:

  • Mancata considerazione dell’Amicus Curiae: l’accettazione da parte del Tribunale dell’amicus curiae presentato dalle nostre organizzazioni durante il procedimento è un passo importante che riconosce il valore dei principi e delle buone pratiche globali in materia di protezione dei whistleblower. Tuttavia, l’ILOAT ha respinto gli argomenti contenuti nel parere relativi al quadro normativo dell’OMS sui whistleblower e all’indipendenza del GBA, motivando il rigetto col fatto che tali argomentazioni non erano state inizialmente sollevate dal ricorrente.
  • Errata interpretazione degli standard sui whistleblower: la conclusione dell’ILOAT secondo cui Francesco Zambon avrebbe avuto un “interesse personale” nel segnalare e pertanto non avrebbe avuto il diritto alle tutele, riflette una lettura errata delle pratiche sul whistleblowing. Le minacce di ritorsione segnalate da Francesco Zambon, tra cui le pressioni per falsificare dati e la diffamazione, erano legate al suo rifiuto di compiere atti illeciti.

  • Rigetto delle prove di ritorsione: l’ILOAT ha concluso che non vi erano prove di ritorsione e ha ritenuto irrilevante la minaccia di licenziamento in quanto precedente alla pubblicazione del rapporto. Questo ragionamento è viziato: la protezione dei whistleblower serve a proteggere questi ultimi da minacce e ritorsioni che disincentivano la segnalazione di illeciti, indipendentemente dal momento in cui esse si verificano. Inoltre, il Tribunale non ha riconosciuto le minacce anticipate e gli atti diffamatori come forme di ritorsione, nonostante Francesco Zambon abbia riferito tentativi di discredito da parte dell’allora Vicedirettore durante il suo incarico ufficiale, incluse presunte minacce rivolte alle autorità italiane e ai media.

  • Mancato riconoscimento della diffamazione come ritorsione istituzionale e mancanza di un giudizio neutrale, trasparente ed equo: il Tribunale ha anche concluso che le presunte dichiarazioni diffamatorie del Vicedirettore sono state fatte a titolo personale e non attribuibili all’OMS, senza fornire spiegazioni né prove. Considerando la posizione di leadership del Vicedirettore e il contesto delle dichiarazioni, esse avrebbero dovuto essere riconosciute come ritorsione istituzionale. Inoltre, l’ILOAT non ha riprodotto né riassunto le dichiarazioni pubbliche contestate, compromettendo la trasparenza della decisione e la possibilità di Francesco Zambon di contestarle. Tuttavia, il Tribunale ha riconosciuto che l’OMS avrebbe dovuto dissociarsi pubblicamente dalle contestate dichiarazioni diffamatorie del Vicedirettore, e per questo ha riconosciuto a Francesco Zambon 15.000 franchi svizzeri per danni morali. Questa è stata l’unica forma di riconoscimento di un comportamento non corretto da parte dell’OMS, inquadrata come mancanza di risposta pubblica e non come ritorsione o violazione della protezione del whistleblower.

  • Indebolimento delle garanzie di ricorso interno: il rigetto della raccomandazione motivata del GBA dell’OMS rischia di dissuadere in futuro gli organismi interni di revisione dal formulare giudizi equi nei casi di whistleblowing. Ciò compromette la loro credibilità, riducendo il loro ruolo a un esercizio inefficace e dispendioso in termini di tempo e risorse. La raccomandazione riconosceva il diritto di Francesco Zambon alla protezione come whistleblower e il mancato rispetto del dovere di diligenza da parte dell’OMS e proponeva il risarcimento dei danni morali e delle spese legali.

Siamo molto preoccupati rispetto alla sostanza di questa decisione e all’equità e alla trasparenza dei processi dell’ILOAT:

  • la sentenza manca di sufficienti dettagli e non spiega in modo adeguato le motivazioni delle sue conclusioni, una lacuna che mina l’accountability pubblica e impedisce alle parti coinvolte di comprendere appieno la decisione e risponderne;
  • secondo le attuali regole dell’ILOAT, le sentenze possono essere riesaminate solo per motivi fattuali estremamente limitati. Errori legali, interpretazioni errate o omissioni nel ragionamento non possono essere contestati.  

I whistleblower svolgono un ruolo essenziale nella tutela dell’integrità delle istituzioni ed è quindi fondamentale riconoscere il pericoloso precedente stabilito da questa sentenza e riaffermare il principio secondo cui chi segnala illeciti, in particolare all’interno di istituzioni globali che si occupano della salute pubblica, deve essere protetto – non punito.

Chiediamo all’Organizzazione Mondiale della Sanità, alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale di adottare misure concrete e immediate per rafforzare la protezione dei whistleblower e garantire giustizia a chi segnala illeciti nell’interesse pubblico.

Rinnoviamo il nostro appello affinché le organizzazioni internazionali allineino i propri sistemi normativi in materia di whistleblowing alle migliori pratiche e agli standard sulle tutele dei diritti umani. È giunto il momento che l’OMS e l’ILOAT garantiscano che le protezioni per i whistleblower siano reali, significative ed effettivamente applicabili.

Le organizzazioni proponenti:

Whistleblowing International Network

Government Accountability Project

Transparency International

Transparency International Italy

GlobaLeaks

Whistleblower Aid

Il caso Zambon

Il whistleblower Francesco Zambon è l'ex ricercatore dell'OMS che a inizio 2020 ha coordinato il gruppo che han redatto il Rapporto sulla preparazione dell'Italia alle pandemie. Un documento incentrato sull'esame della gravità dell'impatto della pandemia COVID-19 sull'Italia e sulla sua esperienza come primo Paese europeo colpito. I risultati del report rivelavano gravi lacune nel piano pandemico del Ministero della Salute italiano, rimasto inalterato dal 2006 nonostante gli obblighi di revisione periodica. Il documento è stato ritirato poche ore dopo la sua pubblicazione.

Dopo il ritiro del Rapporto, Francesco Zambon ha subito pressioni da parte dell'alto funzionario dell'OMS coinvolto nella sua redazione, con l'intento di portarlo a modificarne le conclusioni. Francesco Zambon si è rifiutato di apportare le modifiche richieste e ha seguito la procedura di whistleblowing interna dell'OMS, segnalando i sospetti conflitti di interesse nella decisione di ritirare il report e le pressioni subite per modificarne le conclusioni. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha negato a Francesco Zambon il riconoscimento come Whistleblower e non gli ha fornito alcuna protezione.

Insieme alle organizzazioni internazionali che si occupano di whistleblowing, da anni sosteniamo i diritti dei whistleblower e facciamo luce sulle lacune del quadro normativo delle Nazioni Unite in materia di whistleblowing. Confidiamo nelle decisioni del Tribunale e in un risultato che incoraggi gli organismi delle Nazioni Unite a migliorare in modo significativo le loro regole e pratiche di whistleblowing.


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