Transparency International Italia
In Italia c'è ancora tanto da fare in tema di anticorruzione ed è necessaria una forte etica comune volta all’integrità e alla trasparenza. Dopo la recente inchiesta ligure, il dibattito sulla corruzione e sull'integrità politica è tornato più che mai attuale. Negli ultimi mesi siamo stati ospiti di alcune trasmissioni radio per riflettere e confrontarci sul tema [ascolta i podcast].
Sui fenomeni corruttivi abbiamo portato il contributo dell’Indice di Percezione della Corruzione, dove l'Italia si mantiene stabile ma, nonostante le misure anticorruzione in materia di whistleblowing e di appalti pubblici, alcune questioni continuano a incidere negativamente sulla capacità del nostro sistema di prevenzione della corruzione nel settore pubblico: dalle forti carenze normative nella regolamentazione del conflitto di interessi alla mancanza di una disciplina in materia di lobbying - in Italia e in Europa.
Anche a livello di società civile, la percezione della corruzione non è positiva, secondo l’indagine realizzata da Transparency International per il Global Corruption Barometer 2021, quasi la metà dei residenti dell'Unione europea ritiene che il proprio governo stia gestendo male la lotta alla corruzione.
Ora, entro la fine del 2024, il Parlamento europeo avvierà le consultazioni sulla versione finale della Direttiva europea anticorruzione, nata con l'intento di armonizzare le normative anticorruzione degli Stati membri che, attualmente, non sono né complete né abbastanza forti per prevenire e contrastare efficacemente la corruzione. Ci auguriamo che i decisori politici dell'UE colgano questa opportunità per concordare misure più incisive.
In generale, il rafforzamento delle misure anticorruzione sarebbe fondamentale anche per garantire una maggiore integrità della politica. Sul tema abbiamo condiviso l'ultima analisi sulle dichiarazioni degli interessi privati dei parlamentari europei, i cui dati sono stati aggiornati su integritywatch.eu da Transparency International EU. Da questi dati è risultato che il 70% degli eurodeputati svolge una qualche attività secondaria, retribuita o non retribuita, per un totale di 8,7 milioni di euro all'anno.
Ad oggi, infatti, agli eurodeputati è consentito lo svolgimento di attività secondarie, remunerate e non, con pochi controlli da parte del Parlamento europeo che dovrebbe vigilare nel dettaglio le dichiarazioni, richiedere informazioni precise sul reddito e non autorizzare incarichi, di qualsiasi genere, in pieno conflitto di interessi. Basti pensare che un'attività secondaria su otto è svolta per conto di organizzazioni iscritte al registro delle lobby.
Anche in Italia, sul tema dell’integrità politica, ci sono una serie di criticità sulle modalità di finanziamento e sugli interessi privati. Negli ultimi mesi abbiamo richiamato l’attenzione sul tema e proposto alcune raccomandazioni, tra queste la richiesta della massima trasparenza delle relazioni tra politica ed interessi privati.
Ma non solo, in occasione degli Stati Generali del Finanziamento alla Politica abbiamo presentato e proposto ai partiti italiani un Manifesto del finanziamento etico, trasparente e democratico, che possa farsi portatore di una forte etica comune volta all’integrità e alla trasparenza della politica italiana.