Finora, i Paesi dell’Unione avevano norme diverse fra loro in tema di protezione dei whistleblower, con pochi Stati dotati di leggi forti e altri addirittura senza alcuna regolamentazione. La grande notizia sta proprio qui, perché da oggi tutti i Paesi possono modellare la propria normativa nazionale sulla base dei migliori standard e pratiche internazionali.
“La Direttiva EU sul whistleblowing rappresenta al tempo stesso un’occasione e uno stimolo per migliorare la legge italiana sul whistleblowing e completarla.” Festeggia così Giorgio Fraschini, il nostro Responsabile sul tema del whistleblowing. E noi lavoreremo attivamente affinché la trasposizione sia fatta nel modo più adeguato al nostro contesto, non limitandosi a un adeguamento formale dei principi base ma innalzando e completando i diritti e le responsabilità di tutti i soggetti coinvolti.
Per supportare un’implementazione efficace della Direttiva abbiamo preparato un’analisi, con raccomandazioni volte a chiarire le lacune e a rafforzare la protezione dei whistleblower durante la trasposizione nei singoli Paesi.
Le leggi nazionali dovrebbero avere un ambito di applicazione ampio, non escludere segnalazioni relative a informazioni riservate o classificate, estendere la protezione a coloro che si ritiene essere whistleblower anche erroneamente, a chi è in procinto di segnalare e alle associazioni della società civile che assistono i whistleblower. Bisognerebbe inoltre rafforzare la protezione dei whistleblower nei procedimenti legali, non introdurre sanzioni aggiuntive per coloro che fanno una segnalazione falsa, rafforzare l’inversione dell’onere della prova, prevedere la riparazione completa dei danni. Ci sono poi le procedure per le segnalazioni interne ed esterne e anche qui le buone pratiche ci dicono che bisognerebbe prevedere che le segnalazioni anonime siano ricevute e processate, obbligare tutti gli enti pubblici e gli enti no profit con almeno 50 lavoratori ad implementare procedure di whistleblowing. Bisognerebbe infine introdurre sanzioni per le persone fisiche e giuridiche che non rispettino gli obblighi previsti dalla Direttiva, prevedere che sia richiesto il consenso esplicito del whistleblower prima della trasmissione ad altra autorità, bisognerebbe designare un’autorità nazionale sul whistleblowing e prevedere la raccolta e pubblicazione dei dati sul funzionamento della legge.
I Paesi membri dell’Unione Europea hanno tempo due anni dalla pubblicazione sull’Official Journal per recepire la Direttiva.
Transparency International sollecita questi Paesi a sostenere e rafforzare il loro impegno, affinché le norme nazionali prevedano una protezione ancora maggiore per i whistleblower che segnalano violazioni sia a livello nazionale che comunitario.