Storia di un Whistleblower

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La storia del maresciallo M.

Il maresciallo M., in servizio presso il comando di una compagnia locale, decide di segnalare presunte irregolarità amministrative di cui è venuto a conoscenza durante lo svolgimento della propria attività lavorativa, dei fatti che, a suo avviso, non sono adatti ai canoni di correttezza e di lealtà che sono tenuti ad osservare gli appartenenti alle forze dell’ordine e che possono compromettere il regolare andamento e l’integrità della Pubblica Amministrazione.

La segnalazione è stata indirizzata al superiore gerarchico e all’autorità giudiziaria, individuata nella procura ordinaria, ed in quella militare territorialmente competente, nonché all’A.N.AC.. La ricezione della segnalazione ha determinato l’avvio di una serie di colloqui informali con i soggetti coinvolti e l’avvio di un procedimento penale presso la procura militare, che ha identificato il segnalante quale persona offesa. Da ultimo, è stata avviata un’attività di accertamento da parte dell’A.N.AC..

Dal momento della segnalazione sono iniziate le condotte offensive e al maresciallo M. è stata comunicata una proposta di trasferimento. Un trasferimento giustificato dal superiore gerarchico per sopravvenuta incompatibilità "di tipo ambientale" tra il whistleblower e gli appartenenti al comando cittadino: la segnalazione avrebbe compromesso e minato la serenità del personale militare.

Il maresciallo M., attraverso l'istituto giuridico del whistleblowing, ha richiesto le tutele riconosciute a favore dei whistleblower, in particolare rispetto all’illegittimità della misura “organizzativa” – se così può definirsi. Il trasferimento per incompatibilità di tipo ambientale è apparso come una vera e propria misura ritorsiva, avviata dopo la segnalazione e in chiaro contrasto con le disposizioni normative sul whistleblowing che stabiliscono il divieto assoluto di adottare misure per “punire” il segnalante.

In questo caso la legge non è stata applicata ed il maresciallo M., whistleblower, giorno dopo giorno, ha messo a repentaglio la propria carriera lavorativo: prima è stato demansionato e trasferito presso un’altra unità operativa di lavoro; infine, è stato oggetto un procedimento disciplinare, rivelatosi poi di natura puramente illegittima.

La procedura di segnalazione mediante il canale esterno di A.N.AC.                       

Il forte senso civico del maresciallo M. lo ha indotto a mettere in luce le irregolarità riscontrate sul posto di lavoro ed a svelare la natura dei (presunti) comportamenti contro al legge adottati dai colleghi. Il whistleblower, parallelamente alla segnalazione interna al superiore gerarchico, ha utilizzato anche il canale esterno di segnalazione istituto dall’A.N.AC.. Qui ha esposto in maniera dettagliata i fatti appresi durante la sua attività lavorativa.

All'arrivo delle misure discriminatorie il maresciallo M. ha integrato il resoconto dei fatti, prospettando in maniera documentata anche le conseguenze negative che sono derivate dalla sua segnalazione interna. Al che, l'Autorità Nazionale Anticorruzione ha valutato la segnalazione e ha avviato gli accertamenti per verificare il profilo oggettivo e soggettivo della segnalazione e definire la "qualifica" di whistleblower per il maresciallo M., che ha visto riconosciute tutte le tutele sino a quel punto inapplicate. 

È stata riconosciuta la natura ritorsiva della misura organizzativa adottata nei suoi confronti ed è stata disposta una sanzione amministrativa alle forze dell’ordine (5.000 euro). Da notare, il fatto che solo una delle segnalazioni che il maresciallo M. ha esposto all’A.N.AC. ha determinato l’avvio del procedimento sanzionatorio e, quindi, un provvedimento a lui favorevole.

Un commento al caso

Il caso del maresciallo M. ci ha consentito di apprezzare in concreto i risvolti applicativi delle tutele previste dalla normativa sul whistleblowing: il riconoscimento della “qualifica” di whistleblower e la conseguente natura ritorsiva della misura “organizzativa” adottata nei confronti del maresciallo hanno raffigurato un esito importante per il segnalante e per 8

Il maresciallo M. ha deciso di rivolgersi ad ALAC con l'obiettivo di richiedere un consulto sulla questione ed essere supportato durante la procedura di segnalazione. Il rapporto di fiducia segnalante/ricevente ha consentito di affrontare in modo ottimale la segnalazione sul canale esterno, il cui accertamento ha poi condotto al provvedimento per lui favorevole.

La situazione che il maresciallo M., whistleblower, si è trovato ad affrontare è risultata da subito un caso studio: la sua segnalazione ha determinato una serie di ripercussioni (negative) sulla sua sfera personale e professionale. Nonostante il fatto che la segnalazione sia stata espressione di lealtà alle forze dell’ordine nonché portatrice di un interesse e di un dovere civico, oltre che personale. Il maresciallo M. ha ascoltato e colto ogni suggerimento e l’epilogo positivo di questa vicenda si deve principalmente alla sua estrema chiarezza nel ripercorrere i fatti e condurre l’Autorità all’accertamento della verità.

Nel caso del maresciallo M., l’intervento dell’A.N.AC. e l’adozione di un provvedimento favorevole per il segnalante ha rappresentato il buon esito cui le segnalazioni possono pervenire quando la segnalazione delle irregolarità amministrative e/o degli illeciti appaiono circostanziate e documentate. 

Nonostante ciò, solo una parte delle segnalazioni che arrivano all’Autorità Nazionale Anticorruzione si concludono con provvedimento favorevole per il whistleblower.


ALAC - Allerta anticorruzione

Il servizio di assistenza para-legale per coloro che sono testimoni o vittime di casi di corruzione o altri illeciti contro l’interesse pubblico.
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