Il 4 marzo 2018 siamo tornati a votare per le elezioni politiche. Eppure, non si è trattato della solita tornata elettorale, perché siamo andati alle urne per le prime elezioni dall’abolizione totale del finanziamento pubblico ai partiti politici.
Questo, in parole povere, significa che i partiti hanno dovuto ricorrere a nuove modalità di sostentamento per le proprie attività e in special modo per la campagna elettorale.
Se non c’è abbastanza trasparenza però, ricevere finanziamenti da fonti private significa anche un maggiore rischio di influenze illecite. Per questo abbiamo deciso di fare un po’ di chiarezza, per capire meglio se il sistema è sufficientemente trasparente.
Per cercare di far luce sul delicato tema del finanziamento alla politica, abbiamo deciso di partire facendo alcune domande al Prof. Eugenio Pizzimenti, professore di Scienza Politica all’Università di Pisa.
Cerchiamo di riassumere com’è andata.
No, non possono ricevere finanziamenti da parte di organi della pubblica amministrazione, enti pubblici, società con partecipazione di capitale pubblico superiore al venti per cento o società controllate da queste ultime.
I partiti politici possono ricevere finanziamenti o contributi di importo inferiore o pari a 5.000 euro senza essere tenuti a trasmettere alla Presidenza della Camera dei deputati l’elenco dei donatori né alcuna documentazione contabile. Quindi direi di sì, in questi casi.
Si, non si possono fare contributi in favore di un singolo partito politico per un valore complessivamente superiore a 100.000 euro all’anno, indipendentemente dal fatto che sia anno di elezioni o meno. Infatti, non esistono regole diverse per le campagne elettorali.
I partiti hanno l’obbligo di trasmettere alla Presidenza della Camera dei Deputati l’elenco dei soggetti che hanno erogato finanziamenti o contributi di importo superiore a 5.000 euro, nell’anno, e la relativa documentazione contabile, entro 3 mesi dalla ricezione. Gli elenchi dei finanziatori sono pubblicati sul sito internet del Parlamento e sono allegati al rendiconto dei partiti, che li pubblicano sul loro sito internet. Bisogna dire però, che i nominativi pubblicati online sono solo quelli di coloro che hanno dato il proprio consenso alla pubblicazione.
I partiti politici sono tenuti a pubblicare sul loro sito i bilanci entro il 15 luglio di ciascun anno. Da una ricognizione dei siti internet ufficiali dei principali partiti italiani, i bilanci sono risultati facilmente reperibili.
Esiste una Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici. E’ la Commissione che verifica la regolarità e la conformità dei rendiconti di esercizio e tutti i documenti correlati.
Questo è quanto emerso dal colloquio con il Prof. Pizzimenti. Noi, dal canto nostro, non ci siamo fermati qui ma abbiamo deciso di approfondire questo che ci sembra essere un nodo cruciale per la trasparenza nel nostro Paese.