Il finanziamento pubblico ai partiti non esiste più. Cancellato gradualmente a partire dal 2014, ha creato una voragine nelle casse dei partiti politici. O almeno questo è quello che viene da pensare.
Come abbiamo visto facendo chiarezza sulla normativa, i partiti per mantenersi in vita, hanno dovuto cercare strade alternative. Così si sono fatte largo due strade su tutte: le donazioni da parte dei cittadini e il supporto delle aziende private.
Prima di tutto, vediamo quanto ha influito il calo dei rimborsi statali sul budget totale a disposizione dei principali partiti che si candidano a governare l’Italia nella prossima legislatura.
Spicca il Partito Democratico, con un totale dei proventi nettamente superiore a tutte le altre forze politiche, nonostante il taglio di oltre 7 milioni di euro dal 2014 al 2016. Risalta, purtroppo in negativo, il budget inesistente o irrisorio del Movimento 5 Stelle.
Al posto dei contributi statali, nella nuova legge troviamo il 2×1000, ovvero quanto i contribuenti decidono di devolvere ai partiti, attraverso la dichiarazione dei redditi. Vediamo come è andata in questi primi anni.
Ad eccezione del M5S che non percepisce il 2×1000, gli altri partiti, dopo un inizio difficile, stanno piano piano riuscendo a riscuotere sempre di più in questo modo, anche se non sono cifre sufficienti a mantenerli.
Per prima cosa, tramite gli iscritti. Tuttavia vediamo come negli ultimi anni anche le quote associative siano calate sensibilmente.
Risaltano PD e Lega Nord, che raccolgono di iscrizioni dai soci quote davvero basse, poco più di quanto raccolga dalle iscrizioni un’associazione come la nostra sicuramente meno nota e meno radicata territorialmente. Forza Italia è il partito che più attrae iscritti e quote.
Ci sono poi le donazioni dei cittadini. Cosa sono? Si tratta di un buon gruzzoletto che viene versato da chiunque condivide valori e missione di una forza politica e decide per questo di sostenrla. Ci sono però anche le donazioni dalle aziende, che – inutile negarlo – attraverso il finanziamento dei soggetti politici, cercano di garantirsi uno spazio di manovra nel processo decisionale.
Ecco dunque come sono evoluti i contributi dalle persone fisiche e giuridiche nel triennio considerato.
Rispetto a quanto si potrebbe ipotizzare, i contributi da parte di questi soggetti sono calati con gli anni, eccetto che per il M5S che solo dal 2016 registra delle entrate a questa voce. È un dato che sorprende se si pensa che è proprio da qui che dovrebbero arrivare buona parte dei proventi per mantenere in vita i partiti.
Negli anni della crisi identitaria dei partiti e della personalizzazione della politica, la tendenza sembra essere quella di finanziare direttamente i candidati piuttosto che la formazione politica che li sostiene.
Per fare questo, è possibile che i finanziamenti passino attraverso degli enti direttamente collegati alle varie personalità politiche e che, guarda a caso, non hanno gli stessi obblighi di trasparenza e rendicontazione che sono stati introdotti per i partiti con l’abolizione del finanziamento pubblico. Ci riferiamo in particolare alle fondazioni, di cui spesso si parla ma sulle quali ancora poco si sa.
Saranno proprio le fondazioni l’oggetto del nostro prossimo approfondimento verso le elezioni del 4 marzo.