OMS: dove sono le tutele per i whistleblower?

Nessun miglioramento sulla trasparenza dell'ente. Le richieste di Transparency International inviate al Direttore dell'OMS sul caso Zambon non ricevono risposta

tempo di lettura: 3 min
Whistleblowing

In questi giorni si sta svolgendo a Ginevra la 75esima Assemblea Mondiale della Sanità, l’organo decisionale dell’OMS composto da rappresentanti di tutti gli Stati Membri.   

Uno dei temi che verranno discussi nel corso di questa assemblea annuale riguarda l’efficienza e l’efficacia dell’OMS, con particolare riferimento alla governance dell’organizzazione e alla gestione dello staff. Il Report Annuale rilasciato dall’organizzazione sul tema delle risorse umane a metà maggio evidenzia il bisogno e gli sforzi fatti dall’OMS per rafforzare le policy e le pratiche per prevenire le condotte abusive. Tuttavia, scarsa se non nulla attenzione è stata data al tema del whistleblowing, che rimane un problema per molte organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite.

Il caso del ricercatore Francesco Zambon continua ad esserne un esempio. Nonostante siano passati due anni dalla sua segnalazione e da tutto ciò che ne è scaturito in termini di (non) risposta da parte dell’OMS e di reazioni da parte di chi era stato segnalato la luce in fondo al tunnel ancora non si vede.

L’OMS non ha mai dimostrato di voler migliorare i propri meccanismi interni di segnalazione, gestione e tutela dei segnalanti.  

Qualche sforzo è stato fatto solo per riformare il sistema di giustizia interno. Tuttavia, nonostante le carenze si protraggano da tempo e continuano ad impattare la vita di molte persone, compresa quella di Francesco Zambon, gli sforzi fatti risultano troppo limitati.

A che punto è il caso Zambon?

Il ricorso presentato dal ricercatore sulla mancanza di una investigazione interna sul suo caso, sull’assenza di tutele ricevute per aver segnalato che quindi lo hanno indotto a dimissione forzate, è stato rifiutato a giugno dello scorso anno da parte dell’ufficio etico. A questo è seguito un ricorso in appello su cui avrà l’ultima parola il Direttore Generale Tedros, fresco di rinnovata nomina nel ruolo avvenuta proprio nel corso dell’Assemblea Mondiale il 24 maggio. L’OMS ha alzato un vero e proprio muro di gomma sul caso Zambon. Le sue richieste sugli esiti di investigazione interne per verificare gli abusi segnalati rimangono senza risposta. Un vero e proprio disincentivo alla segnalazione di illeciti, posizionando l’OMS come un ente, di fatto, intoccabile. 

Cosa chiediamo all'OMS?

Con la riconferma di Tedros ai vertici dell’organizzazione, sarà difficile sperare in un cambio di rotta nella gestione dei segnalanti all’interno dell’OMS. Tuttavia, chiediamo che le nostre richieste non rimangano inascoltate e che vengano quanto prima garantite maggiori tutele per tutti i whistleblower. In particolare: 

  • Riforme strutturali all'interno dell'ONU e del suo sistema giudiziario per garantire che l'organizzazione internazionale sia più efficace nell'incoraggiare le segnalazioni e nel tutelare il personale dalle ritorsioni. 
  • Rafforzare le procedure interne per esaminare e indagare sulle segnalazioni di comportamenti scorretti.
  • Miglioramenti alla politica di tutela dei whistleblower. 
  • Garantire l'indipendenza del processo giudiziario.

 


potrebbero interessarti anche

Iscriviti alla newsletter
Transparency International Italia
  • P.le Carlo Maciachini 11 - 20159 Milano
  • +39 02 40093560
  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • CF 97186250151
© 2020 Transparency International Italia