In che modo è stata recepita nell'Unione Europea la Direttiva sulla protezione dei Whistleblower

Transparency International ha esaminato le leggi sulla protezione dei whistleblower in 20 Stati membri rispetto ai principali requisiti normativi e alle migliori pratiche europee.

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Proteggere i segnalanti da un trattamento ingiusto, comprese ritorsioni, discriminazioni o svantaggi, può consentire alle persone di segnalare atti illeciti e aumentare la probabilità che gli atti illeciti prevenuti, scoperti e puniti. La protezione dei whistleblower è fondamentale per migliorare l'applicazione delle norme.

Abbiamo esaminato le leggi sulla protezione dei whistleblower in 20 dei 25 stati membri dell’Unione Europea che hanno adottato norme in materia di whistleblowing, valutando se sono conformi ai requisiti minimi della Direttiva e alle migliori pratiche. Il report How well do EU countries protect whistleblowers speakup
 (2023) riporta la nostra analisi e, poiché la maggior parte di queste normative sono state adottate recentemente, il documento non esamina la loro applicazione pratica.

Fino al 2019 solo 11 stati membri dell’Unione Europea (UE) offrivano una protezione legale completa ai segnalanti e, anche in questi paesi, restavano delle lacune e mancava l’applicazione della normativa.

Per affrontare questo problema, nel 2019, 
l’Unione Europea ha adottato la Direttiva (UE) 2019/1937 sulla protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell’Unione (la Direttiva sulla Protezione dei Whistleblower).

La Direttiva contiene molte disposizioni innovative: 
  • vieta le ritorsioni contro i segnalanti
  • tutela l’identità dei segnalanti (nella maggior parte dei casi)
  • offre diverse modalità di segnalazione
Inoltre, stabilisce l’obbligo per molte organizzazioni di creare canali di segnalazione interni e richiede alle aziende, alle istituzioni pubbliche e alle autorità che ricevono informazioni sugli illeciti di dare seguito a tali segnalazioni.

La Direttiva presenta però anche numerose lacune e debolezze. I 27 Stati membri dell’UE avevano tempo fino al 17 dicembre 2021 per conformarsi e alcuni di loro, tra cui l'Italia, sono stati deferiti alla Corte di giustizia per il mancato recepimento e l'omessa notifica delle misure nazionali di recepimento. La maggior parte non ha rispettato la scadenza e diversi hanno adottato leggi per il recepimento solo nel 2023. Estonia e Polonia devono ancora farlo.

Il report rivela che:

  • 19 dei 20 paesi esaminati non rispettano la direttiva
  • nessuno dei 20 paesi esaminati soddisfa pienamente le migliori pratiche.
Le nostre raccomandazioni agli Stati membri dell'Unione Europa per garantire i diritti dei segnalanti:
  • modificare la propria legislazione per garantire il rispetto della direttiva sulla protezione degli informatori
  • sfruttare l'opportunità per rivedere le aree in cui le loro leggi non seguono le migliori pratiche
  • garantire un processo legislativo rapido e trasparente e coinvolgere tutte le principali parti interessate, compresa la società civile.
Progetto SpeakUpEurope di Transparency International
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