La nuova analisi di Transparency International EU sulle attività secondarie degli eurodeputati
A maggio 2024 Transparency International EU pubblicava un'analisi sulle dichiarazioni degli interessi privati degli eurodeputati, con la quale rivelava l'entità dei guadagni provenienti dalle attività secondarie dei membri del Parlamento europeo.
Il Parlamento europeo, travolto nel 2022 dal più grande scandalo di corruzione mai visto prima, ha inasprito leggermente le sue regole etiche interne, lasciando immutato il problema più evidente: la prevenzione e la gestione dei conflitti di interesse.
Partiamo dal principio per il quale agli eurodeputati è permesso lo svolgimento di qualsiasi attività secondaria, con regole basilari di trasparenza e pochi controlli da parte del Parlamento. Dall'analisi delle dichiarazioni sugli interessi privati, Transparency International EU ha cercato di capire se i neoeletti hanno deciso o meno di ripartire da zero, prendere sul serio il proprio mandato ed evitando i doppi incarichi.
Nell’ultima analisi gli eurodeputati del neoeletto Parlamento hanno dichiarato un maggior numero di attività secondarie rispetto alla fine del precedente mandato. Il 74% degli eurodeputati, ovvero tre su quattro, ha una qualche attività secondaria (a maggio era risultato il 70%).
Quasi un terzo degli eurodeputati ha dichiarato almeno un'attività che genera reddito, per un totale complessivo di 6,3 milioni di euro all'anno. Ricordiamo che gli eurodeputati guadagnano circa 100.000 euro all'anno come stipendio e non ci sono limitazioni per quanto riguarda le entrate secondarie, a patto che vengano dichiarate in modo trasparente.
L'unica limitazione teorica riguarda il tipo di lavoro secondario che possono svolgere: non possono “impegnarsi in attività di lobbying retribuite, se queste sono in qualche modo collegate al processo decisionale dell'UE". Si tratta di un vincolo poco chiaro: i tipi di attività che potrebbero rientrare in questa clausola non son ufficialmente elencati da nessuna parte e, in effetti, l'analisi di Transparency EU ha rilevato che 159 attività risultano svolte con organizzazioni registrate nel Registro della trasparenza dell'UE, cioè organizzazioni coinvolte in attività di lobbying.
Lo scopo delle dichiarazioni degli interessi privati è quello di facilitare il controllo pubblico sugli eventuali lavori secondari. Conoscere il tipo di attività, il nome dell'organizzazione, la struttura proprietaria e le entrate effettive è fondamentale per prevenire i conflitti di interesse. Di seguito alcuni esempi delle circa 1.700 attività dichiarate:
Come nella scorsa analisi, sono state rintracciate descrizioni ancora più vaghe delle attività presentate dai deputati, come “lavoratore autonomo” o “membro del consiglio di vigilanza” (senza indicare a quale entità si riferiscano). Le descrizioni delle attività sono comunque migliorate rispetto all'ultima analisi, con solo l'8% delle attività al di sotto della soglia di "best practice" per Transparency EU. Inoltre, Transparency EU ha identificato altri 23 eurodeputati con attività generatrici di reddito senza un importo del reddito corrispondente. I motivi vanno da “Non è possibile specificarlo in questa fase” a “Il reddito da consulenza sarà determinato alla fine dell'anno in corso in base alle attività svolte”.
Il nuovo Parlamento europeo sembra avere gli stessi problemi del vecchio: il sistema di dichiarazioni è autogestito, senza alcuna verifica proattiva sull'accuratezza delle informazioni fornite e sulla gestione efficace dei potenziali conflitti di interesse. Come ammette lo stesso Parlamento, gli eurodeputati “sono personalmente responsabili del contenuto delle loro dichiarazioni. Non c'è alcun mandato per indagare o controllare il contenuto e non c'è alcuna base legale per chiedere prove o documenti di supporto”. Non è chiaro perché il Parlamento non sia in grado di effettuare questi controlli minimi.
All'avvio del nuovo mandato, i deputati hanno ereditato un sistema etico inadeguato, frutto di un processo di riforma delle regole interne del Parlamento fallimentare. Il sistema è risultato lacunoso su molti aspetti e le attività secondarie e i conflitti di interesse sono, di fatto, ancora consentiti. Per esempio:Secondo Transparency International EU, i deputati dovrebbero cogliere l'opportunità di un nuovo mandato per perseguire e promuovere la cultura dell'integrità, con regole adeguate e applicabili.
Il Parlamento europeo non può permettersi un altro scandalo di corruzione sull'esempio del Qatargate e i cittadini devono poter essere certi che le decisioni che gli eurodeputati prendono per loro conto siano libere da influenze indebite e conflitti di interesse.
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