L’evento di Presentazione dell'Indice di Percezione della Corruzione 2024 di Transparency International promosso da Transparency International Italia si è tenuto martedì 11 febbraio 2025 a Roma e in streaming dallo Spazio Europa.
Coordinati da Michele Calleri, Presidente di Transparency International Italia e Iole Anna Savini, Delegata Relazioni Istituzionali per Transparency International Italia, sono intervenute/i: l'Ambasciatrice e Consigliere SIOI, Maria Assunta Accili, con un discorso di apertura sul contrasto alla corruzione (che pubblicheremo integralmente sul blog) e il Sottosegretario al Ministero dell'Economia e delle Finanze, Federico Freni, con un saluto istituzionale. A seguire, gli interventi di Claudia Pomposo, Partner della società di Public Affairs "Cattaneo Zanetto Pomposo", sullo stato dell'arte del lobbying in Italia e di Giuseppe Busia, Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, con una riflessione di ampio respiro sulla necessità di un'Italia più integra e trasparente.
Nel corso dell'evento sono state approfondite le pratiche di contrasto alla corruzione, a livello globale e locale, e i punti di attenzione che indeboliscono il nostro sistema di prevenzione della corruzione nel settore pubblico. Insieme, si è discusso della necessità di migliori misure di trasparenza e di una maggiore cultura dell'integrità, anche al fine di garantire livelli concreti di legittimità ed equità di rappresentanza degli interessi.
La corruzione fa male a tutti. I costi della corruzione sono costi che si diffondono alla generalità delle istituzioni e che fanno perdere credibilità al Paese e quindi tutti noi dobbiamo lavorare per combattere la corruzione. Ogni passo che si fa è un passo in cui ne guadagnano i diritti, ne guadagna la crescita economica, ne guadagna la democrazia del Paese.
Il CPI 2024 fotografa un’Europa occidentale in cui, pur rimanendo la regione con il punteggio più alto (64), gli sforzi per combattere la corruzione sono fermi o in diminuzione. Questo stallo compromette la capacità di affrontare le sfide più urgenti: la crisi climatica, la questione dello Stato di diritto e l’efficienza dei servizi pubblici.
Il Presidente di Transparency International Italia, Michele Calleri, è intervenuto per presentare e introdurre il tema 2024 dell'Indice di Percezione della Corruzione - corruzione e crisi climatica - e l'analisi regionale europea, evidenziando quanto siano stati vani gli sforzi dei leader dell’Europa occidentale e dell’Unione Europea, per contrastare il peggioramento di questi Indici.
"Nell'analisi regionale europea di Transparency International troverete esempi che riguardano Francia e Germania, ma anche una forte preoccupazione, in generale, su come il pubblico si rapporta con il privato – le verifiche sulla esecuzione degli appalti, la trasparenza dei dati e, più in generale, il funzionamento delle democrazie. Al punto che molte indagini dello scorso anno si sono concentrate sullo Stato di diritto - Rule of Law - e su come coloro che sono incaricati di vigilare che l’economia ed i rapporti umani perseguano il bene comune, siano talvolta considerati degli impedimenti al progresso o, peggio, destinatari di azioni ritorsive."
L’analisi rileva come alcuni eventi – ad esempio le recenti alluvioni in Spagna o le ondate di caldo in sud Europa – evidenzino la necessità di mettere al primo posto l’integrità delle azioni sul cambiamento climatico, che appaiono però vulnerabili "rispetto alle attività delle lobby aziendali che incontrollate subordinano tali politiche agli interessi dei loro mandanti. Questo è il caso dei giganti del petrolio, che puntano ad un ridimensionamento degli obbiettivi europei sulle emissioni di CO2, attraverso l’utilizzo di almeno 50 organizzazioni, con un investimento complessivo di 64 milioni di euro e che ci portano a dubitare degli standard di trasparenza in vigore in mezza Europa." - ha concluso Michele Calleri.
Una posizione che ricalca quella espressa dalla coordinatrice regionale di Transparency International, Flora Cresswell, presente a Roma - "Poiché la regione continua a diminuire, è tempo che i leader europei agiscano. Quest'anno l'Unione Europea ha un'opportunità fondamentale per migliorare gli standard anticorruzione attraverso una Direttiva anticorruzione dedicata, che possa standardizzare la normativa in tutta la regione e fermare il declino.”
Iole Anna Savini, Delegata alle Relazioni istituzionali di Transparency International Italia ha introdotto il dato dell'Italia, che nel CPI 2024 perde due punti (54) e si colloca al 52° posto nella classifica globale e al 19° posto della classifica dei 27 Stati membri dell'UE - "Anche Paesi che notoriamente erano ritenuti virtuosi, in un posizionamento più alto dell'Italia, quale la Francia la Germania, hanno registrato un calo e persino i Paesi scandinavi, la Norvegia e la Svezia, hanno ottenuto i punteggi più bassi.” - ha concluso Iole Anna Savini.
Lo stesso Sottosegretario al Ministero dell'Economia e delle Finanze, Federico Freni, intervenuto da remoto, ha evidenziato che - "il calo dell'Italia - solo due punti, è vero, ne abbiamo guadagnati 14 negli ultimi anni - ci deve far pensare. (...) anche perché l'Europa tutta è un po' in calo. Francia e Germania, così come in economia, vanno peggio di noi. Non che questa sia una ragione per essere felici, anzi. Però forse ci deve far attivare una riflessione ulteriore." E questa riflessione può arrivare anche attraverso un auspicato dialogo tra le istituzioni e la società civile, affinché siano condivisi i temi ed i rimedi più efficaci a contrastare la cultura della corruzione.
"Abbiamo la necessità di un dialogo con il Governo rispetto alla Direttiva Anticorruzione" - è intervenuta Iole Anna Savini - "Quindi le chiederò nuovamente la cortesia di un colloquio affinché si possa, insieme, mettere a punto la posizione dell'Italia per portarla poi in ambito europeo." - "Se voi mi chiedete un impegno su questo, sono ben felice di accoglierlo." - ha risposto il Sottosegretario Federico Freni. L’attività di advocacy e lobbying civico che stiamo portando avanti come Transparency International Italia sulla Direttiva europea anticorruzione ha ottenuto un altro piccolo risultato.
Il sistema nazionale, negli ultimi tredici anni, ha innescato positivi cambiamenti in chiave anticorruzione. Un risultato che è anche frutto delle misure adottate nell'ultimo decennio con l’applicazione di alcune normative in materia di whistleblowing e di appalti pubblici.
Dalla Legge anticorruzione 190/2012 alla Legge 179/2017 per la tutela dei whistleblower, fino alla trasposizione della Direttiva europea sul Whistleblowing con il D.Lgs. 24/2023. Ancora, il ruolo dell’Autorità Nazionale Anticorruzione che rappresenta un esempio di intervento istituzionale a favore della lotta alla corruzione.
Le più recenti riforme ed alcune questioni irrisolte stanno però indebolendo i progressi del Paese nel contrasto alla corruzione: dalla mancanza di una regolamentazione in tema di conflitto di interessi nei rapporti tra pubblico e privato, all’assenza di una disciplina in materia di lobbying, fino al rinvio dell'implementazione del Registro dei titolari effettivi che potrebbe inficare l'efficacia delle misure antiriciclaggio e all'incertezza sul tema abuso di potere.
Dal 2021 chiediamo una svolta sulla disciplina di regolamentazione delle attività dei portatori di interesse. Ad oggi l’iter legislativo sul lobbying è fermo. Nel 2023 è stata avviata un'indagine conoscitiva in Commissione Affari Costituzionali che si è conclusa ad agosto 2024. Entro il 2024 la Camera dei deputati avrebbe dovuto approvato la legge ma così non è stato. A febbraio 2025 abbiamo scritto una lettera al Presidente della Commissione, Nazario Pagano, ma non abbiamo ancora ricevuto risposta.
"Con rammarico non possiamo parlare di una normativa per i portatori di interesse perché, come tutti sapete, nel nostro Paese non è regolamentata, non ancora. - Ci sono stati negli ultimi 50 anni più di 108 progetti di legge e nessuno di questi è finito sulla Gazzetta Officiale. (...) C'è stata una lunga indagine conoscitiva in cui i portatori di interesse (…) hanno potuto dare il loro punto di vista rispetto alla formazione di una legislazione sulla materia." - ha commentato Claudia Pomposo, Partner della società di Public Affairs "Cattaneo Zanetto Pomposo".
Nel 2024, insieme alle 50 associazioni della Coalizione Lobbying4Change siamo intervenuti con azioni di advocacy volte a sollecitare i decisori pubblici sulla necessità di una svolta in materia. Abbiamo inviato alla Commissione Affari Costituzionali un sondaggio sull’attività di rappresentanza di interessi in Italia e composto un decalogo che raccoglie i principi chiave e le disposizioni fondamentali per una legge che tuteli il diritto alla trasparenza e favorisca la partecipazione democratica.
“Non è una stranezza chiedere che sia una legislazione sulle lobby. È una stranezza non averla, guardando al panorama generale, e lo chiedono le organizzazioni internazionali, il Consiglio d'Europa da tanti anni. Dobbiamo arrivare ad avere una legislazione fondata sulla trasparenza, non sulla criminalizzazione - sulla trasparenza per una funzione essenziale in democrazia, da svolgere garantendo la parità fra gli interlocutori e garantendo la trasparenza delle interlocuzioni.” – ha commentato sul tema il Presidente ANAC, Giuseppe Busia.
Quello della formazione delle decisioni pubbliche è un processo che dovrebbe essere aperto, condiviso, con una equa rappresentazione degli interessi. L’opacità di una regolamentazione che manca ha contribuito a demonizzare un’attività che è invece legittima e parte integrante della democrazia. Perché il fatto che diversi gruppi di interesse, sia privati che della società civile, cerchino di influenzare le scelte dei decisori pubblici, fa parte del processo democratico (Lobbying4change).
"La lobby non è necessariamente distorsiva (…) Il lobbysta è un portatore di un interesse specifico con un mandato molto chiaro, con un tipo di operatività verso il legislatore stringente che si basa su canoni di serietà, di trasparenza e di contenuti verificabili." - ha commentato Claudia Pomposo. “Siamo assolutamente d'accordo. – ha aggiunto il Presidente ANAC – “Questo deve avvenire con assoluta trasparenza e aggiungo: occorre che le lobby più potenti e ricche, perché ci sono naturalmente lobby più potenti e ricche di altre, siano messe (…) sullo stesso piano delle lobby che non hanno altrettanti mezzi. Quindi è necessaria la creazione di canali trasparenti da utilizzare per far pervenire le proposte al decisore pubblico e per far sì che siano conosciute da tutti.”
Tra i punti che incidono negativamente sulla capacità del sistema di prevenzione della corruzione nel settore pubblico anche la tematica del rinvio all'implementazione del registro dei titolari effettivi e dell'abuso di potere.
A ottobre 2023, il Registro dei titolari effettivi è stato attivato anche in Italia, l'unico Paese dell’Unione europea a non averlo ancora reso operativo. Entro l'11 dicembre 2023 i soggetti obbligati avrebbero dovuto effettuare le comunicazioni sulla titolarità effettiva alla Camera di commercio ma alla vigilia della scadenza, il TAR del Lazio ha accolto una richiesta di sospensione dell'efficacia del decreto ministeriale, bloccando il Registro fino alla primavera del 2024. A ottobre 2024 il Consiglio di Stato ha pubblicato le ordinanze collegiali con le quali ha nuovamente sospeso l’efficacia del Registro e rimandato alla pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
L'assenza di un registro dei titolari effettivi crea un problema per chi opera sul mercato e per chi deve controllare, per le organizzazioni della società civile e per i media che vogliono avere i dati per analisi ed inchieste. Senza la possibilità di individuare il titolare effettivo di una società, si crea una distorsione sul mercato che apre a potenziali infiltrazioni criminali.
Rispetto alle recenti riforme sui provvedimenti in tema di abuso di potere è intervenuto il Presidente di Transparency International Italia, Michele Calleri: - "Lo scorso anno è stato l'anno in cui è stata abrogato il reato di abuso d'ufficio, ed è stato ridisegnato il reato col traffico di influenze. (...) La posizione di Transparency International su questo è che va inserita una fattispecie semplice, chiara, di abuso d'ufficio sanzionata dal punto di vista penale. Nel caso ciò non avvenisse, perché tenete conto che il nostro reato aveva avuto sette modificazioni nel corso di quattro anni, (...) e quindi si desiderasse procedere con delle procedure di compliance amministrativo, civilistico, pubblico in generale: noi siamo completamente a disposizione, come altri capitoli di Transparency hanno fatto a livello europeo." - ha concluso il Presidente di Transparency International Italia.
Sull'abrogazione dell'abuso d'ufficio è intervenuto anche il Presidente ANAC, Giuseppe Busia: - "l'abrogazione dell'abuso d'ufficio è la risposta a un male che esisteva, ma una risposta sbagliata, perché ha lasciato una serie di vuoti." – “è vero che in molti casi si era partiti con l'apertura di procedimenti giudiziari che sono finiti in nulla, che sono finiti con l'abrogazione. Vero." – ha continuato Giuseppe Busia - "E tuttavia i numeri non raccontavano il fatto che – come ricordava il Presidente Michele Callieri - è stata una serie di riforme: l'ultima del 2020 aveva ristretto la fattispecie notevolmente, quindi aveva comportato l'abrogazione di tutte le precedenti inchieste. Quindi molti di quei numeri di abrogazione sono figli delle riforme. L'avevamo giustamente circoscritto, la fattispecie, perché il diritto penale non accetta ambiguità, si deve avere chiarezza sempre nelle leggi, in particolare col diritto penale, si parla di diritti fondamentali, di libertà delle persone e non ci si può permettere di sbagliare."
“Diciamo che c'è la possibilità di trovare il più efficiente come strumento (...) ma nel caso in cui ci sia violazione, che sia prevista una sanzione, anche di carattere reputazionale per l'impresa. Perché noi abbiamo delle imprese che hanno avuto l’assoluzione al termine dei processi penali tortuosi e complicati, ma che comunque un danno reputazionale al sistema Italia l'hanno fatto comportandosi in un determinato modo e che quindi, attraverso la compliance interna, facendone un buon uso, possono entrare in un circolo virtuoso e dare un'immagine dell'Italia migliore all’esterno, che è poi ciò che cerchiamo di fare attraverso il Business Integrity Forum.” – ha concluso il Presidente di Transparency International Italia.
Come ogni anno, la presentazione dell'Indice di Percezione della Corruzione di Transparency International è stata condivisa con l'Autorità Nazionale Anticorruzione e il suo Presidente, Giuseppe Busia. Il Presidente ANAC è intervenuto sul dato dell'Italia e dell'Europa, commentando la preoccupazione per un calo che riflette le mancanze che ancora incidono sulla capacità del sistema di prevenzione della corruzione nel settore pubblico.
"Non sono tanto 54 punti, quindi due punti in meno, ma se noi guardiamo a come si sta muovendo il mondo (…) in cui la tensione nei confronti di un male gravissimo quale è quello della corruzione cala - il nostro Paese passa dalla 42esima alla 52 posizione: sono 10 posizioni in meno che pesano, pesano moltissimo, pesano su un cammino che è stato fatto." ha commentato Giuseppe Busia -
"La credibilità del Paese, anche per ciò che riguarda gli investitori internazionali e l'affidamento che fanno verso il Paese e per la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni - che è il sale dalla democrazia, l'elemento consustanziale alla partecipazione civica che nutre la democrazia e senza la quale la democrazia e le istituzioni democratiche cessano di esistere - passa attraverso questa fiducia. - ha continuato il Presidente ANAC - "e la fiducia viene meno nel momento in cui si ha la percezione che le istituzioni, il meccanismo dei rapporti fra pubblico e privato sia opaco, sia corroso dalla corruzione."
Come è stato ribadito nel corso dell'evento, il calo dell’Italia è un brusco passo indietro rispetto ai passi in avanti fatti negli ultimi 13 anni, dalla Legge 190 del 2012 alla disciplina sul Whistleblowing nel 2017 e nel 2023. - "Rimbocchiamoci tutte le maniche per correggere questo trend che ci aveva visto crescere e adesso ci vede, ahimè, fare questo passo indietro. Mettiamoci a lavorare, è possibile fare salti anche notevoli, dobbiamo recuperare questo, lo dobbiamo a noi stessi, alla nostra tradizione, al nostro amore proprio, al nostro dovere nei confronti di tutti." - ha commentato Giuseppe Busia.
E allora quale può essere la reazione, anzi, come non si deve reagire di fronte a questo? Secondo il Presidente ANAC, un primo punto di attenzione riguarda il confronto con gli altri Paesi:
"il fatto che l'Europa vada indietro e anche il mondo vada indietro, non è un attenuante ma deve essere uno stimolo, perché noi siamo l'Europa, siamo un esempio per altri Paesi, nella materia di prevenzione della corruzione, come lo siano stati nella lotta alla mafia (…) e oggi siamo un po' più poveri rispetto a questo. Quindi non cercare nelle difficoltà altrui quasi una scusa, no. Questo ci impegna perché noi siamo parte e punta in questo campo all'interno dell'Europa e anche all'interno del mondo."
L'altra cosa da non fare – ha aggiunto Giuseppe Busia - è quella di sottovalutare la percezione considerandola distante dalla realtà: “l'Indice di Percezione della Corruzione di Transparency International è l'unico indice che, basato sulla percezione, è globale, assolutamente globale. È basato sul fatto che è possibile applicarlo in maniera semplice, si applica a tutti i Paesi del mondo e quindi in questo è affidabile." – ha continuato il Presidente ANAC - “Non restituisce la fotografia vera, sì, è giusto (…) Ma sicuramente non si può dire che non restituisca una fotografia significativa.”
Per far fronte all’indebolimento degli sforzi anticorruzione, nel 2023, la Commissione europea ha proposto una Direttiva Anticorruzione per armonizzando la legislazione anticorruzione degli Stati membri. In Italia è finora mancato il sostegno alla Direttiva e la Commissione Politiche dell'UE della Camera dei deputati, nel 2023, ha espresso un parere motivato negativo sul primo testo di proposta della Commissione europea.
"Questo è un compito davvero di tutti e quindi momenti come questi, anche quando si prende uno scossone, e credo che lo scossone di oggi ci sia, debbano essere utilizzati positivamente per reagire, per dire con più forza, fuori da ogni polemica politica: abbiamo bisogno di alcuni passi, sono nell'interesse del Paese, sono nell'interesse dei cittadini. - ha concluso Giuseppe Busia.
Radio24 de ilsole24ore.it
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