Nicoletta Prandi
Giornalista e divulgatrice esperta di intelligenza artificialeCon questo articolo sull’impatto dell’AI sulla Sanità inglese ospitiamo Nicoletta Prandi, giornalista e divulgatrice esperta di intelligenza artificiale. Il governo inglese ha deciso di introdurre in maniera massiccia l’utilizzo dell’AI in campo sanitario. Un passo enorme e coraggioso, che deve tenere conto delle tante implicazioni che una simile scelta comporta.
di Nicoletta Prandi
Giornalista e divulgatrice esperta di intelligenza artificiale
Autrice di “Immuni alla verità” (Guerrini), “Effetto Atlantide”, “Finché chip non ci separi" (Leucotea edizioni)
Da "La medicina predittiva. Gli inglesi ci provano e la rendono operativa"
Pubblicato su La Ragione il 23 maggio 2025
Il Governo della Gran Bretagna sta provando a realizzare il sogno universale della medicina predittiva e preventiva, cioè la creazione di una piattaforma informatica capace di prevedere in anticipo, per ciascun cittadino, l’insorgenza di malattie e di prevenirle, grazie alla somministrazione tempestiva di terapie personalizzate.
Si chiama Foresight e nessun altro sistema sanitario al mondo, di certo nessuno complesso come il National Health Service inglese, ha mai tentato prima d’ora l’impresa, assai laboriosa dal punto di vista operativo. Foresight è unico nel suo genere per due ragioni: è la prima volta che un modello di IA generativa – ovvero in grado di produrre contenuti nuovi rispetto ai dati con cui è addestrata – è usato per tale scopo ed è costruito in un modo assolutamente inedito. Rispecchia, infatti, il mondo reale: sono stati usati i dati di 57 milioni di pazienti, derivanti da visite mediche di base, interazioni ospedaliere, vaccinazioni e registri dei decessi (tra il 2018 e il 2023). Rappresenta oltre dieci miliardi di eventi medici, di oltre 40.000 tipologie (ricoveri, farmaci, diagnosi etc…). La sua vastità lo rende un test unico al mondo, perché di solito si usano dati sintetici, che rischiano di non essere del tutto rappresentativi della complessità del mondo reale. In questo caso, invece, è data attenzione anche ai gruppi medici spesso più sottorappresentati come, ad esempio, i pazienti con malattie rare.
Gli obiettivi di Foresight sono quattro:
Il suo successo dipenderà soprattutto da due fattori, il primo dei quali è la possibilità di misurare i risultati, il che porta al secondo fattore, la trasparenza, non solo delle metriche. Godere del pieno consenso dei pazienti è e sarà indispensabile. Tutti i dati, infatti, sono anonimizzati e conservati nello Secure Data Environment (SDE), una piattaforma statale per l’analisi e la ricerca. Possono accedervi solo i ricercatori autorizzati, non i partner industriali che hanno fornito le soluzioni tecnologiche.
Da adesso in avanti i coordinatori del progetto (University College London, King’s College London, British Heart Foundation e Health Data Research UK) dovranno misurarsi con altri compiti. Il primo è capire se Foresight sia in grado di prevedere retrospettivamente i casi medici del 2023, sulla base dei dati caricati. Poi dovranno aggiungerne di nuovi, come note cliniche, risultati di laboratorio e dati di imaging. Infine, vogliono testare la validità del modello sperimentandolo in altre nazioni.
L’Italia è un candidato naturale? A oggi gli ostacoli non mancano. Il più ingombrante è la mancata adozione del fascicolo sanitario elettronico da parte di tutte le Regioni, tanto che la Missione Salute del PNRR prevede che lo diventi entro giugno 2026. I sistemi sanitari del mondo stanno vivendo una profonda rivoluzione tecnologica, tra telemedicina, realtà immersiva per la formazione medica, analisi predittiva e le risposte dei Paesi non saranno tutte uguali. La speranza che, nei prossimi anni, un Foresight per la medicina di longevità del XXI° secolo parli anche italiano non va abbandonata. Di certo serve la volontà politica.