Valentina Donini
Ricercatrice presso la Scuola Nazionale dell’Amministrazione di Roma - Portavoce Forum Governo Apertodi Valentina Maria Donini
Ricercatrice presso la Scuola Nazionale dell’Amministrazione di Roma - Portavoce Forum Governo Aperto
Da L’impatto dell’intelligenza artificiale nella lotta alla corruzione: opportunità, sfide e prospettive
Pubblicato su “Amministrativamente“ , Rivista scientifica trimestrale di diritto amministrativo (Classe A)
Università degli Studi di Roma (Foro Italico) | Fascicolo 1/2025
Se l’utilizzo delle intelligenze artificiali è oggi già una realtà in molte amministrazioni, prevalentemente per scopi conoscitivi, cioè per elaborare notevoli quantità di dati, è importante verificare come l’adozione di strumenti basati su algoritmi avanzati e sistemi di machine learning possa rappresentare un valore aggiunto nelle strategie di prevenzione della corruzione.
D’altronde, è ben noto come l’informatizzazione della pubblica amministrazione, volta ad automatizzare, eseguire, controllare e ottimizzare i processi interni, oltre a rappresentare il mezzo principale per la transizione dalla gestione analogica del procedimento amministrativo al digitale, costituisca anche un’importante misura di prevenzione della corruzione. Questo perché non solo garantisce una maggiore efficienza dell’azione amministrativa aumentando la velocità di espletamento delle pratiche, ma soprattutto perché consente la tracciabilità e di conseguenza l’attribuzione di responsabilità delle fasi fondamentali dei processi dell’amministrazione, riducendo il rischio di flussi informativi non controllabili.
Inoltre, la digitalizzazione dei processi limita anche la discrezionalità degli operatori, dal momento che si eliminano o riducono in modo significativo gli interventi manuali e il rischio di possibili alterazioni dei dati o documenti a disposizione nelle amministrazioni, contribuendo in buona sostanza alla diminuzione di episodi di maladministration.
Con l’introduzione dell’intelligenza artificiale, l’asticella si alza ulteriormente, aprendo la strada a nuove e complesse questioni, pur confermando il principio di fondo secondo cui queste tecnologie contribuiscono in modo significativo ad attuare l’art. 97 della Costituzione, sia sotto il profilo del buon andamento, sia dell’imparzialità, come d’altronde è stato espressamente affermato dal Consiglio di Stato. Al tempo stesso, però, l’adozione dell’intelligenza artificiale pone nuove problematiche, tra cui la necessità di assicurare che gli algoritmi rispettino i valori costituzionali e i diritti fondamentali, siano progettati in modo etico e trasparente, e consentano ai cittadini di comprenderne e controllarne il funzionamento, in modo da preservare la fiducia nelle istituzioni.
Eppure, questo collegamento tra intelligenza artificiale e prevenzione della corruzione non è ancora esplicitato formalmente nei testi destinati a regolamentare giuridicamente l’utilizzo delle intelligenze artificiali. Si pensi ad esempio all’AI Act che si limita a contenere un generico riferimento alla buona amministrazione, al Considerando 48, e un più specifico rinvio, ma solo declinato nell’ambito migratorio e del diritto d’asilo (Considerando 60). Si veda anche il disegno di legge italiano, il cui art. 14 espressamente dedicato all’uso dell’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione non fa alcun cenno al suo utilizzo in materia di prevenzione della corruzione, ma si limita a prevederne applicazioni allo scopo di “incrementare l’efficienza della propria attività, di ridurre i tempi di definizione dei procedimenti e di aumentare la qualità e la quantità dei servizi erogati ai cittadini e alle imprese, assicurando agli interessati la conoscibilità del suo funzionamento e la tracciabilità del suo utilizzo”.
Allo stesso tempo sono rari i riferimenti all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei testi dedicati alla prevenzione della corruzione. Si prenda in considerazione, ad esempio, la proposta di Direttiva Europea Anticorruzione, che nulla prevede in tal senso, o la Comunicazione del 2023 che però contiene solo un vago riferimento agli strumenti digitali.
Sicuramente più interessante è l’approccio dell’OCSE in materia che, almeno a livello di working paper (1 e 2), ha evidenziato quali possono essere le opportunità del ricorso all’intelligenza artificiale per favorire la lotta alla corruzione e la diffusione di una cultura dell’integrità. In Italia, se la Strategia italiana per l’intelligenza artificiale 2024-2026 si limita a rinviare a quanto previsto in tema di appalti, il Piano triennale per l’informatica nella Pubblica amministrazione incentiva solo un raccordo tra il piano e i soggetti operanti nel sistema anticorruzione, in particolare con il Responsabile per la prevenzione della corruzione e della trasparenza. Anche l’A.N.AC. non affronta l’argomento in termini generali all’interno dei Piani Nazionali Anticorruzione: si veda ad esempio l’ultimo PNA (2022) ma anche i due successivi aggiornamenti (2023 e 2025) al PNA, in cui l’unico riferimento alla digitalizzazione riguarda sempre esclusivamente l’ambito dei contratti pubblici. Invece, nella Relazione annuale 2023, e ancora di più nella Relazione annuale 2024, è presente il tema della rivoluzione digitale e degli usi dell’intelligenza artificiale, ad esempio, per contribuire ai metodi di misurazione del rischio corruttivo o per promuovere la trasparenza.