Negli incontri finali del trilogo - che vede i rappresentanti della Commissione europea, del Parlamento europeo e del Consiglio dell'UE discutere il testo finale della Direttiva -
gli Stati membri e il Parlamento europeo non sono riusciti a trovare un accordo sulle disposizioni più importanti della Direttiva, il cui obiettivo è quello di armonizzare i reati di corruzione e le sanzioni in tutta l'Unione Europea.
Il Parlamento europeo ha espresso una forte volontà di migliorare il quadro europeo anticorruzione con ambiziosi emendamenti al testo proposto della Commissione. Alcuni Stati membri hanno cercato di ritardare la finalizzazione del pacchetto, nel tentativo di minimizzare il suo impatto sulle leggi nazionali. Tra loro,
i rappresentanti italiani hanno chiesto l'eliminazione dell'abuso d'ufficio come reato previsto della Direttiva, in deroga ai principi della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione (UNCAC). Anche la Germania ha spinto per impedire che l'abuso d'ufficio diventi un reato in tutta l'Unione Europea e ha
ostacolato i progressi dei negoziati in alcuni passaggi chiave della Direttiva.
Nel corso dei triloghi il Parlamento e il Consiglio dell’UE si sono trovati in disaccordo, anche a causa del mancato consenso sull’obbligatorietà del reato di abuso d’ufficio. Ora
è fondamentale che gli Stati membri, Italia inclusa, supportino ogni sforzo volto ad ottenere la più efficace legislazione europea anticorruzione. A giugno 2025 la richiesta di rafforzare gli standard anticorruzione è giunta al Consiglio dell'UE e al Parlamento europeo attraverso
una lettera aperta sottoscritta da 57 organizzazioni della società civile - tra cui 20 italiane: un invito ai leader europei affinché dimostrassero la volontà politica di combattere la corruzione e assicurare gli standard più elevati di integrità e responsabilità in tutta l’Unione.
In questo contesto, Transparency International Italia esprime viva preoccupazione per le carenze normative di contrasto all’abuso d’ufficio in Italia, fenomeno che è spesso sintomatico di casi di corruzione. Da agosto 2024, a seguito dell'abrogazione delle fattispecie di reato,
non sono stati sviluppati i rimedi amministrativi e civilistici necessari per contrastare e perseguire il fenomeno dell'abuso d'ufficio. La conseguenza è l’inefficacia di presidi che l’ordinamento deve comunque approntare per controllare comportamenti a danno dei cittadini e delle imprese, inammissibili in uno Stato di diritto. Inoltre, la mancanza di tutela compromette l’efficacia del sistema di contrasto alla corruzione, previsto dagli accordi internazionali e dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione (UNCAC).
Verso la nuova Direttiva europea anticorruzione
L'11 giugno nel talk online Verso una nuova Direttiva europea anticorruzione, promosso da Transparency International Italia in collaborazione con l'Associazione Advisora, abbiamo fatto un punto nazionale sui lavori in corso per l'approvazione finale della Direttiva europea anticorruzione, attraverso le voci di esponenti del Parlamento europeo, della società civile e delle imprese.