La quinta Relazione annuale sullo Stato di Diritto è stata pubblicata il 24 luglio e contiene l'analisi sull'avanzamento delle raccomandazioni 2023 e le nuove raccomandazioni sul sistema giudiziario, la lotta alla corruzione e la libertà dei media.
Come ogni anno, in fase di redazione del report 2024 abbiamo avuto l’opportunità di offrire alla Commissione il nostro punto di vista sullo stato dell’arte in Italia sui temi della trasparenza e dell’anticorruzione.
La relazione sullo Stato di Diritto è una valutazione qualitativa condotta annualmente dalla Commissione Europea che esamina gli sviluppi avvenuti nei 27 Stati Membri dell’Unione rispetto a quattro aree tematiche: il sistema giudiziario, il quadro anticorruzione, il pluralismo dei media e altri aspetti istituzionali che garantiscono l’equilibrio dei poteri all’interno di uno Stato, quali ad esempio l’inclusività del processo legislativo e il ruolo della società civile. Inoltre, la Relazione contiene raccomandazioni specifiche e una valutazione qualitativa dei progressi compiuti da tutti gli Stati membri nell’attuazione delle raccomandazioni degli anni precedenti.
La Relazione fa parte del Meccanismo per lo Stato di diritto ed è uno degli strumenti preventivi dell’UE per promuovere lo Stato di diritto. Il rapporto si basa su ampie consultazioni con gli Stati membri, i portatori di interesse e la società civile, garantendo una prospettiva più ampia possibile. Quest’anno, per la prima volta, la Relazione include alcuni paesi in fase di allargamento - Albania, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia - evidenziando i loro progressi nel rispettare gli standard dell'Unione in materia di democrazia e stato di diritto.
Dalla prima edizione del 2020, la Relazione sullo Stato di diritto è diventata un fattore di promozione di riforme positive e nel 2024 è risultato che il 68% delle raccomandazioni formulate nel 2023 sono state seguite in tutto o in parte - pur permanendo, in alcuni Stati membri, delle criticità sistemiche per le quali la situazione si è aggravata ulteriormente e che sono state oggetto di specifiche raccomandazioni da parte della Commissione.
La Relazione 2023 sullo Stato di diritto riportava il ruolo crescente di “soggetti terzi” (associazioni, fondazioni e comitati) nell'ambito del sistema italiano di finanziamento privato della politica, rilevando che questi sfuggono alle norme di trasparenza: la pratica di incanalare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche prima che vengano trasferite ai partiti rappresenta un ostacolo per la responsabilità pubblica, perché si tratta di operazioni difficili da tracciare e monitorare. Secondo la Relazione 2024 non sono stati compiuti ulteriori progressi su questo aspetto, i progetti di legge sono in fase di discussione da tempo e permane l'impossibilità di tracciare i flussi a causa della mancanza di dati di buona qualità, riutilizzabili e interoperabili. La Commissione ha ribadito la necessità di migliorare l’accessibilità e la qualità dei dati con un registro centralizzato, unico e leggibile meccanicamente che garantirebbe la tracciabilità dei finanziamenti.
Dal 2019 curiamo la piattaforma soldiepolitica.it per sopperire alla scarsa qualità dei dati e migliorare l’accesso all’informazione sui finanziamenti della politica. Nel 2024 abbiamo rilasciato i dati aggiornati e pubblicato il Report 2023. In occasione degli Stati Generali del Finanziamento alla Politica e della Presentazione del Manifesto del Finanziamento alla Politica, promossi insieme a The Good Lobby, Raise the Wind e Volt, abbiamo discusso su quali azioni e strumenti siano necessari per rendere il finanziamento alla politica in Italia più accessibile e trasparente.
La Relazione sullo Stato di diritto 2023 evidenziava quanto i progressi nella regolamentazione del lobbying e del conflitto di interessi fossero lenti. Rispetto al tema del conflitto di interessi rilevava come positiva l’indagine conoscitiva sull'attività di rappresentanza di interessi e nella Relazione 2024 evidenzia alcuni progressi nell'adozione di una legislazione complessiva sul tema: la Camera ha approvato una proposta di legge, attualmente in esame al Senato, per i titolari di cariche di governo statali, regionali o locali e dei membri di alcune autorità di vigilanza; la legge riguarderebbe solo i parlamentari che sono contemporaneamente titolari di cariche di governo.
Sul tema della regolamentazione del lobbying, la Relazione 2023 giudicava positivamente la regolamentazione parziale alla Camera dei deputati - con le norme sul lobbying e un registro dei rappresentanti di interessi attivati nel 2016 dal Parlamento con la modifica al proprio regolamento interno. Al momento non vi è ancora alcuna disposizione complessiva in materia per entrambe le camere parlamentari e nella Relazione 2024 la Commissione rileva che non ci sono stati ulteriori progressi nell’adozione di norme complessive sul lobbying e nell’istituzione di un’impronta legislativa. La Relazione 2024 rileva “la mancanza di regolamentazione delle attività di lobbying è percepita come una delle principali carenze nel sistema di integrità nazionale”.
Come richiamato anche in occasione della presentazione del CPI 2023, sono necessarie regole chiare, che prevedano il registro dei lobbisti, la pubblicazione degli incontri, con la possibilità di consultare i temi in discussione e conoscere quale documentazione è stata depositata. Dal 2020 siamo parte della coalizione Lobbying4Change, promossa da The Good Lobby insieme a 42 organizzazioni della società civile, con la quale chiediamo una legge sul lobbying per rendere le decisioni pubbliche più trasparenti e inclusive.
Nella Relazione sullo Stato di diritto 2024 la Commissione Europea ha evidenziato che, nonostante un quadro legislativo robusto, persistono sfide nella governance e nel sistema di finanziamento dei media pubblici ed esprime la preoccupazione sulla situazione relativa alla sicurezza dei giornalisti, ribadendo che “sono stati oggetto di aggressioni fisiche, minacce di morte e altre forme di intimidazione”. La Commissione nota che non ci sono stati sviluppi di rilievo per quanto riguarda le norme sulla diffamazione: il Parlamento italiano è già stato esortato ad allinearsi con le pronunce della Corte Costituzionale in tema di diffamazione.
A preoccupare la Commissione è anche la prevalenza delle SLAPP, quelle azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica: il ricorso alle SLAPP in Italia è molto diffuso e la normativa più utilizzata per istigare casi di SLAPP è proprio la diffamazione, ma anche il diritto alla privacy e il diritto all’oblio vengono usati impropriamente per impedire la rivelazione di informazioni scomode. Spesso, le minacce legali precedono persino la pubblicazione dell’inchiesta, innescando meccanismi di auto-censura.
A febbraio il Parlamento Europeo ha approvato la Direttiva anti-SLAPP per la protezione della libertà di espressione e della partecipazione pubblica di giornalisti, attivisti e whistleblower e con la successiva Raccomandazione del Consiglio d'Europa sono stati stabiliti degli standard che gli Stati membri devono rispettare in materia di diritti umani. Con la Coalition Against SLAPPs in Europe (CASE), insieme ad oltre 40 organizzazioni della società civile europea, ci impegniamo per il diritto dei cittadini ad essere informati su questioni di interesse pubblico e dei giornalisti di scriverne liberamente.
Dati i progressi compiuti dall’Italia e a fronte degli impegni assunti nell'ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, rispetto al sistema giudiziario e al quadro anticorruzione, la Commissione europea raccomanda all'Italia di:
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