Il 28 ottobre del 2022 il Ministero della Salute ha annunciato che la diffusione del bollettino sulla situazione Covid-19 in Italia proseguirà a cadenza settimanale, ogni venerdì.
Pertanto quella pagina, a tre colori, con i numeri sulla pandemia non verrà più diffusa giornalmente. E fin qui, per quanto ci riguarda, nulla da ridire.
Ma in modo inspiegabile dal 30 ottobre del 2022 non sono più aggiornati anche i dati che istituti di ricerca, analisti, giornalisti, studenti, aziende, sviluppatori e le persone usano da marzo del 2020 per leggere la pandemia, analizzarla, comprenderla, raccontarla e anche combatterla.
Finché si tratta di comunicazione istituzionale, possiamo comprendere la volontà del nuovo esecutivo di diluire la cadenza delle informative, ma i dati grezzi non dovrebbero assolutamente subire lo stesso destino.
La pubblicazione dei dati Covid in formato aperto era stata salutata come una
best practice, atipica per l’Italia, e che per questo ha potuto godere del plauso della comunità nazionale ed internazionale, come dimostra ad esempio l’interesse raccolto in sede di
Open Government Partnership.
Se per la gran parte delle altre malattie, le persone devono spesso aspettare relazioni annuali, che fotografano di solito l’anno precedente, per i dati del Covid l’Italia era finalmente riuscita a fare un passo in avanti,
affiancandosi ai paesi più virtuosi in fatto di trasparenza e dialogo con la società civile.
Questo passo indietro è un’occasione persa anche perché grazie alla loro diffusione, i dati Covid hanno
aumentato la consapevolezza sul valore che l’informazione pubblica e aperta può avere per le persone e per le loro scelte.
Su quali criteri procedurali, scientifici, normativi è basata questa decisione del governo?
Non ci risulta ad oggi che le Regioni abbiano interrotto il flusso giornaliero dei dati verso il Ministero della Salute. Questa asimmetria informativa tra
governo e
persone segnerebbe
un deciso passo indietro in fatto di trasparenza, responsabilità pubblica e apertura alla partecipazione civica, che allontanerebbe tra loro le parti.
L’Associazione Italiana di Epidemiologia (AIE) sottolinea come i numeri del SARS-CoV-2 siano ancora importanti, e come la pandemia non si possa, purtroppo, considerare una vicenda chiusa. Significativo in tal senso il loro
comunicato stampa del 28 ottobre 2022.
Le
norme e le
linee guida sul riutilizzo dell’informazione del settore pubblico prevedono che le pubbliche amministrazioni mettano a disposizione i propri dati in formato aperto, con
una licenza aperta che ne consenta il massimo riutilizzo, e secondo criteri di accuratezza, coerenza, completezza e attualità (
o tempestività di aggiornamento!).
Infine il
Decreto legge 24 marzo 2022, n. 24, prevede (art. 13) la “continuità operativa e qualitativa” dell’aggiornamento dei dati COVID-19. Non ci risulta che il decreto sia superato, sbagliamo?
Chiediamo quindi al Governo di ripristinare l’aggiornamento giornaliero dei dati sul repository ufficiale.