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Combattere la corruzione è un dovere democratico

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Politica
Società civile

La corruzione bisogna conoscerla, riconoscerla, misurarla.

di Maria Assunta Accili

Non mi lascio mai sfuggire un'occasione per condividere la mia esperienza nel settore del contrasto alla corruzione presso l’UNODC a Vienna, un’esperienza che mi ha aperto gli occhi sulla pervasività di questo problema. Anzi, di questa malattia che non solo non è in diminuzione ma continua a crescere esponenzialmente. Lascerò agli esperti dirvi perché cresce, ma è facile intuire che il disagio sociale, le guerre, le disuguaglianze siano forti fattori di incentivazione della corruzione.

Nei miei interventi pubblici non mi stanco mai di sottolineare l'effetto dirompente della corruzione sull'economia, sulle istituzioni, sulla società, sulla politica. In una parola: sulla vita di una nazione e quindi dell’intera comunità internazionale. E non mi stanco neanche di sottolineare la celerità con cui il fenomeno dilaga grazie anche alle strepitose tecnologie dell'informazione di cui disponiamo, in un contesto globale sempre più dominato dal declino delle virtù civiche.

È evidente che per mitigare l'impatto della corruzione bisogna conoscerla, riconoscerla e misurarla. Sappiamo che tra le rilevazioni disponibili il cosiddetto CPI, su cui Transparency International basa la propria meritoria attività, ha una natura emozionale e psicologica, più che quantitativa e statistica. Del resto, non è semplice rilevare la corruzione perché fino a quando non viene scoperta non se ne sa nulla. In sostanza se non si identifica un reato punibile, la corruzione avanza, produce danni al tessuto sociale e si può solo sospettare o percepire.

Ora, la percezione è un processo dinamico, influenzato dalle nostre abitudini, dalle credenze, dai valori della comunità in cui vogliamo vivere. E spesso non si basa tanto sull'esperienza diretta quanto sulle notizie riportate da fonti aperte non sempre certificate: la stampa, il web, gli altri media. È questo un metodo di rilevazione fallace e approssimativo, ma è quello più facilmente disponibile. È con questo metodo che dobbiamo continuare a lavorare e per questo vorrei esprimere in questa sede tutta la mia ammirazione per l'attività di Transparency International in Italia e nel mondo.

Perché questo metodo di lavoro produce tre effetti che secondo me sono importanti. Il primo è la sensibilizzazione dell'opinione pubblica e quindi anche delle istituzioni. Il secondo è quello di promuovere la consapevolezza dell'esistenza del problema, che spesso non è percepito in tutte le sue sfumature, sulle sue conseguenze e sui possibili rimedi. Il terzo effetto è quello dell’accompagnamento ai processi di lotta alla corruzione. Quindi avanti tutta Transparency! con questa attività.

Ci sono naturalmente altri indici di tutto rispetto, quali ad esempio quelli della Banca Mondiale, e conosco lo sforzo che sta compiendo la nostra pubblica amministrazione, anche con risultati molto positivi, ma per parlarvi di questo, abbiamo qui la massima autorità nazionale che vi illustrerà il lavoro in corso.

Ora, veniamo al ruolo delle organizzazioni internazionali. Il multilateralismo, come purtroppo dimostra l'andamento del dibattito internazionale, è in crisi profonda con grave danno per la tutela della pace, per la coesistenza civile, per la soluzione di problemi globali che nessun Paese può affrontare da solo. Nondimeno, c’è una storia di impegno della comunità internazionale nella lotta alla corruzione attraverso l’attività degli organismi multilaterali che hanno prodotto, tra l’altro, la Convenzione di Merida del 2003, o la Convenzione dell’OCSE del 1997 sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali, che costituì un passo importante per promuovere l’etica aziendale nel rapporto con le istituzioni appaltatrici.

Devo però ammettere che per molti attori la questione della lotta alla corruzione è un impegno formale. Perché la corruzione permea i sistemi politici di molti Paesi e produce un effetto deleterio sulla Rule of Law (lo Stato di diritto), attacca il sistema democratico, il ruolo della magistratura e quello delle forze dell'ordine, interagisce con la criminalità organizzata transnazionale, con il terrorismo, con i traffici di esseri umani, droga, armi, beni contraffatti, reperti archeologici, beni culturali, legname e tanto altro ancora. Nelle riunioni della Conferenza delle Parti per l’attuazione della Convenzione di Merida presso l’UNODC nessun Paese obietta all’esigenza di combattere con fermezza il problema della corruzione. Però sussiste in taluni casi una dose di ipocrisia, se non addirittura di connivenza e di complicità con i fenomeni di corruttela più diffusi, mentre in altri casi emerge l'assoluta mancanza di consapevolezza della natura del problema: in alcuni ambiti, cioè, la corruzione non viene neanche percepita come tale.

E ancora, la difficoltà che alcune autorità pur ben intenzionate incontrano nel rispondere efficacemente alle aspettative della pubblica opinione fa crescere il livello di insoddisfazione e favorisce ulteriormente i fenomeni di corruttela, percepiti come l'ultima risorsa disponibile per affrontare le crisi con cui i cittadini si confrontano.

Per questo le organizzazioni internazionali competenti, tra cui voglio citare l'Unione Europea che svolge in questo settore un'opera assolutamente fondamentale, sollecitano il confronto sulle criticità, l'adozione di criteri comuni di valutazione, la condivisione di best practice adeguate e un approccio alla tematica centrato sulla persona. In questo contesto entra in gioco la cittadinanza attiva e consapevole. E quindi, per valorizzare gli indicatori di rischio, per riconoscere e proteggere il ruolo del whistleblowing occorre un fortissimo coinvolgimento della società civile che può produrre effetti duraturi pure sulla coscienza degli individui.

A me sembra che il principale merito di Transparency sia proprio quello di lavorare alle radici della società, a contatto con i cittadini che in questo scontro col malaffare sono parte interessata, sono protagonisti come vittima, ma anche come carnefici.

Per concludere con una nota positiva direi che un rimedio esiste, ma è un rimedio faticoso: è l'educazione alla legalità, che si deve fare nelle famiglie, nelle scuole, nelle associazioni pubbliche. Si tratta di un processo, non sempre ben compreso al di fuori del nostro Paese, che produce risultati molto lentamente, ma è l'unico che può alla lunga valorizzare il ruolo dei cittadini che sono il motore del cambiamento.

Forse questa guerra non sarà mai vinta, ma questo non significa che non valga la pena di combatterla senza riserve e senza tregua.

Indice di Percezione della Corruzione

L’Indice di Percezione della Corruzione, elaborato annualmente da Transparency International, nasce nel 1995 ed è diventato il principale indicatore globale della corruzione nel settore pubblico.
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