L'Italia avanza ma permangono criticità su finanziamento della politica, conflitto di interessi e regolamentazione del lobbying.

Le raccomandazioni della Commissione Europea nella Relazione 2023 sullo Stato di Diritto in Italia.

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La quarta Relazione annuale sullo Stato di Diritto è stata pubblicata lo scorso 5 luglio e contiene le raccomandazioni della Commissione europea all’Italia: dalla richiesta di affrontare efficacemente le questioni sul finanziamento della politica agli auspicati progressi sul conflitto di interessi e sulla regolamentazione del lobbying.

In fase di redazione del report 2023 abbiamo avuto l’opportunità di offrire alla Commissione il nostro punto di vista sullo stato dell’arte in Italia sui temi della trasparenza e dell’anticorruzione.

Cos’è la Relazione sullo Stato di Diritto 

La relazione sullo Stato di Diritto è una valutazione qualitativa condotta annualmente dalla Commissione Europea che esamina gli sviluppi avvenuti nei 27 Stati Membri dell’Unione rispetto a quattro aree tematiche: il sistema giudiziario, il quadro anticorruzione, il pluralismo dei media e altri aspetti istituzionali che garantiscono l’equilibrio dei poteri all’interno di uno Stato, quali ad esempio l’inclusività del processo legislativo e il ruolo della società civile. Inoltre, la Relazione contiene raccomandazioni specifiche e una valutazione qualitativa dei progressi compiuti da tutti gli Stati membri nell’attuazione delle raccomandazioni degli anni precedenti.

Le raccomandazioni 2023 arrivano in una fase storica particolare: negli ultimi anni si è assistito ad un continuo attacco ai valori fondanti dell’Unione. La guerra di aggressione russa contro l’Ucraina ci ricorda quanto questi non possano essere dati per scontati. È quindi necessaria una costante azione proattiva per tutelare e proteggere le democrazie europee.

In questo contesto, la Commissione nota positivamente gli sforzi degli Stati membri: il 65% delle raccomandazioni dell'anno scorso ha trovato riscontro, in tutto o in parte. È quindi possibile osservare una tendenza positiva, nonostante le criticità sistemiche di alcuni Stati membri ed i tempi lunghi delle riforme per il miglioramento dello Stato di diritto.

La situazione in Italia

A fronte di una serie di azioni compiute per recepire le raccomandazioni formulate nella Relazione sullo Stato di diritto 2022, il nuovo report nota diversi sviluppi positivi in ognuna delle aree tematiche, ma al contempo rileva alcune situazioni da affrontare in maniera più efficace:

  • i progressi significativi nella digitalizzazione del sistema giudiziario, in particolare in ambito civile, di contro, la mancata piena attuazione della digitalizzazione della giustizia penale ed il permanere del grave problema della durata dei procedimenti;
  • l’approvazione del nuovo Piano nazionale anticorruzione (2023-2025) da parte di A.N.AC., contro la proposta di legge per l’abrogazione del reato di abuso d'ufficio e la limitazione dell'ambito di applicazione del reato di traffico di influenze illecite, che potrebbero indebolire i presidi anticorruzione;
  • i tanto attesi decreti, entrati in vigore a luglio 2023, sul whistleblowing (D.Lgs 24/2023) e sui contratti pubblici (D.Lgs. 36/2023), il primo quale strumento fondamentale per la lotta alla corruzione e il secondo orientato alla semplificazione e accelerazione delle procedure (pur con alcune criticità), contro il ritardo nell’adozione di una legislazione globale sul conflitto di interessi e l’esigenza di adottare norme complessive sul lobbying; 
  • la solidità del quadro giuridico che disciplina il settore dei media, nonostante la preoccupazione per la tendenza crescente delle cosiddette querele bavaglio”, le SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation), che ostacolano la libertà di informazione e il lavoro dei giornalisti e mirano a limitare la partecipazione pubblica (qui il nostro appello alle forze politiche).

Maggiore trasparenza sul finanziamento della politica 

Il report indica che negli ultimi anni, il sistema italiano di finanziamento privato della politica ha visto un ruolo crescente di “soggetti terzi” (associazioni, fondazioni e comitati) che sfuggono alle norme di trasparenza: la pratica di incanalare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche prima che vengano trasferite ai partiti rappresenta un ostacolo per la responsabilità pubblica, perché si tratta di operazioni difficili da tracciare e monitorare. La possibilità di tracciare i flussi è ancora inadeguata e il monitoraggio difficile a causa della mancanza di dati di buona qualità, riutilizzabili e interoperabili: un registro centralizzato, unico e leggibile automaticamente contribuirebbe a rendere disponibili le informazioni sul finanziamento dei partiti e delle campagne in modo coerente, comprensibile e tempestivo

Dal 2019 Transparency International Italia, nell’ambito del progetto Integrity Watch, cura una piattaforma interattiva per sopperire alla scarsa qualità dei dati a disposizione e migliorare l’accesso all’informazione sui finanziamenti della politica. Soldiepolitica.it permette di ricercare, classificare e filtrare tutte le informazioni in maniera intuitiva. A giugno 2023 abbiamo rilasciato i primi dati aggiornati sugli interessi privati dei politici e, in attesa di un miglioramento in termini di trasparenza, nei prossimi mesi integreremo le informazioni sul finanziamento della politica nell’ambito della XIX Legislatura.

Progressi necessari su conflitto di interessi e lobbying

La Relazione sullo Stato di diritto evidenzia quanto i progressi nella regolamentazione del lobbying e del conflitto di interesse siano lenti. D'altra parte, nota in luce positiva l’indagine conoscitiva sull'attività di rappresentanza di interessi. L’introduzione di disposizioni complessive di regolamentazione del lobbying è una necessità per il Parlamento, che al momento si riferisce ad una regolamentazione parziale: la Camera dei deputati dispone di norme sul lobbying e di un registro dei rappresentanti di interessi, ma mancano disposizioni complessive in materia valide per entrambe le camere parlamentari

Dal 2020, Transparency International Italia fa parte della coalizione Lobbying4Change promossa da The Good Lobby, insieme a 42 organizzazioni della società civile chiediamo una legge sul lobbying nel nostro paese, per rendere le decisioni pubbliche più trasparenti e inclusive, per far luce sui contatti tra i portatori di interessi privati e i rappresentanti istituzionali.

Come richiamato anche in occasione della presentazione del CPI 2022, abbiamo bisogno di regole chiare, che prevedano il registro dei lobbisti, la pubblicazione degli incontri, con la possibilità di consultare i temi in discussione e conoscere quale documentazione è stata depositata. A marzo 2022 siamo stati auditi in Commissione Affari Costituzionali sul Ddl 2495: il Senato avrebbe dovuto votare la nuova disciplina a luglio ma ciò non è stato possibile a causa della caduta del governo e delle elezioni anticipate.

Raccomandazioni all’Italia

Dati i progressi compiuti dall’Italia e a fronte degli impegni assunti nell'ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, rispetto al sistema giudiziario e al quadro anticorruzione, la Commissione raccomanda di:

  • proseguire gli sforzi in tema di digitalizzazione nelle sedi penali e nelle procure;
  • adottare una normativa sul conflitto di interessi e sul lobbying e istituire un registro operativo delle attività dei rappresentanti di interessi;
  • affrontare il tema della trasparenza del finanziamento alla politica e introdurre un registro elettronico unico per le informazioni sul finanziamento dei partiti e delle campagne;
  • portare avanti il processo legislativo di riforma e introduzione di garanzie per il regime della diffamazione e la protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche;
  • proseguire gli sforzi per costituire un'istituzione nazionale per i diritti umani tenendo conto dei principi di Parigi delle Nazioni Unite.
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