Il primo BIF Event del 2024 sul tema Etica d'impresa e Sostenibilità si è svolto a San Donato Milanese il 13 giugno nel quartier generale di Snam. Abbiamo riunito esperti di compliance, di risk management e di sostenibilità, e abbiamo condiviso le nuove sfide della compliance aziendale in tema di sostenibilità.
Le ultime Direttive europee sul tema, la Corporate Sustainability Directive (CSRD) e la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), sono state anticipate negli anni da alcune delle aziende del Business Integrity Forum, che da tempo hanno introdotto nelle loro policy aziendali i principi formalizzati dall’Unione Europea, sia nella direzione di una sempre maggior omogeneità tra gli obiettivi di sostenibilità e di integrità nel business sia, soprattutto, di un’attenzione spiccata verso la qualità della supply chain.
Per questo, le aziende aderenti e gli esperti intervenuti sono stati esortati, in apertura dei lavori, dall’appello del Presidente di Transparency International Italia, Michele Calleri, a dare un significato politico al loro ruolo, per incidere sempre meglio sugli apicali delle loro aziende. Metanopoli, così si chiamava San Donato Milanese – ha detto Michele Calleri – è stata uno dei primi esempi concreti di applicazione pratica dei principi ESG, per questo essere nella sede di SNAM a ragionare su questi temi ha una valenza ancora maggiore.
Dopo questa esortazione è stato poi il Direttore esecutivo di Transparency International Italia, Giovanni Colombo, a sottolineare come da sempre, all’interno del Business Integrity Forum, siamo convinti dell’importanza della propagazione, come sancito anche dall’Unione Europea introducendo le nuove regole che toccano la catena della fornitura. È importante – ha aggiunto Giovanni Colombo - che i compliance manager siano a stretto contatto con la governance aziendale, in modo da poter incidere sulle scelte di business mettendo al centro i principi di integrità e sostenibilità. L’etica dev’essere sostenibile e diventare risorsa, non mero costo, e la business integrity non può prescindere dai piani sociale e ambientale.
Gli appelli di Transparency International Italia hanno avuto risposta immediata da parte di Monica De Virgiliis, Chairwoman di SNAM – "Sono d’accordo con il fatto che dobbiamo essere esempi" – ha detto, indicando i pilastri che SNAM ha posto alla base della propria azione di sostenibilità.
Il primo [pilastro] è la trasparenza – ha spiegato - Sulla CSR il regolatore ha deciso di iniziare a regolare la trasparenza nelle operazioni finanziarie. L’assenza di trasparenza, la corruzione e le pratiche non sostenibili sono aspetti che penalizzano le aziende. Essere trasparenti fa bene al business. In secondo luogo, SNAM è all’avanguardia in materia di due diligence sulle terze parti e di Codice etico per i fornitori. Sulle terze parti, SNAM ha attivato da dieci anni una due diligence che impegna il fornitore a dare sempre evidenza di condotte inappropriate. Il Codice etico dei fornitori viene applicato ai sub fornitori. Infine – ha aggiunto la Chairwoman di SNAM - la nostra Fondazione ha quale stella polare l’azione sulla povertà energetica, la povertà educativa e la povertà alimentare. Grazie al budget che SNAM versa direttamente alla fondazione e al contributo che le persone di SNAM possono aggiungere, siamo in grado di finanziare importanti progetti in termini sia di formazione, sia di educazione.
Un ultimo aspetto toccato da Monica De Virgiliis è stato l’intelligenza artificiale, che sarà ampiamente utilizzata per rispondere alle due Direttive. Abbiamo già start-up che forniscono tool in grado di effettuare screening sempre più completi, ampi e precisi sulla catena di fornitura e di offrire la possibilità di fare previsioni importanti, grazie a campionature molto più ampie. Il nostro faro è il futuro sostenibile, attraverso integrità è sostenibilità, da condividere con tutti gli stakeholder – ha concluso.
Il dibattito è poi proseguito con l’intervento di Daniela Bernacchi, Direttore esecutivo del Global Compact Network Italia, la quale ha ricordato come soltanto il 15% degli SDGs dell’agenda Onu 2030 sono in target. Serve un’accelerazione e un contributo importante può arrivare dalle aziende. Le nuove Direttive possono essere un’opportunità per le imprese. Le difficoltà non mancano ma, una volta superate, si andrà verso un miglioramento globale.
Nel solco dei principi espressi nelle due Direttive, si è mossa con largo anticipo Engie Italia, azienda attiva nel settore della produzione e distribuzione di gas naturale, energie rinnovabili e servizi, che ha deciso di mettere al centro delle sue policy l’elemento umano con il programma Be.U@engie, teso a valorizzare ciascun dipendente nella sua unicità è essenziale per attrarre e mantenere talenti e farli dare il meglio. Come ha spiegato Enrica Tocci, Ethics Officer di ENGIE, che ha aggiunto che in questa direzione le policy aziendali hanno previsto non soltanto una semplice gender parità, ma anche la tutela del gap generazionale.
Sull’importanza della propagazione dei principi è tornato poi Francesco Lauria, Chief Audit Executive, Anty-Bribery & Corruption Officier di Lottomagica Group, il quale ha portato l’esempio del sistema di segnalazione di Lottomatica, premiato a livello nazionale, e ha richiamato l’attenzione sul pericolo di green-hushing, ovvero la ritrosia nel fornire informazioni trasparenti sulle strategie di sostenibilità e di integrità, anche per il timore di incorrere nel più noto green-washing.
Tra le aziende da sempre sensibili ai temi della cultura dell’integrità e della propagazione alla supply chain c’è sicuramente EDISON, la più antica società europea nel settore dell'energia e tra le principali società energetiche in Italia e in Europa. Il suo Head of 231 Compliance & Ethics, Paolo Orioli, ci ha raccontato che l’approccio vincente è quello di condividere i nostri valori confrontandoci direttamente con i fornitori e gli stakeholder. In Edison – ha detto – abbiamo una valutazione di integrità e una valutazione di sostenibilità che porta a un ESG rating, dopo un questionario di Supply Chain Assessment. Ma non solo, Paolo Orioli ci ha tenuto a precisare che le grandi aziende dovranno in qualche modo presidiare tutta la catena del valore. Lo richiede la normativa, ma lo richiede anche quell'attenzione alle persone di cui si è parlato anche nel corso della giornata.
Uno degli ultimi ingressi nel Business Integrity Forum è stato quello dell'azienda MAIRE, un gruppo societario italiano attivo nel settore ingegneristico, tecnologico ed energetico che ha partecipato al BIF Event con Simona Dolce, Group Corporate Affairs, Governance & Compliance, nonché Vice Presidente del gruppo.
In Maire – ha detto Simona Dolce - abbiamo individuato un soggetto deputato alla raccolta dei dati di reporting: si tratta del Comitato controllo rischi e sostenibilità. Così facendo abbiamo posto la governance a livello della compliance, andando a definire un Piano industriale decennale per la sostenibilità. Avendo a che fare con 80 nazionalità, lavoriamo molto sulla diversità, con un programma decennale, per far crescere la squadra dirigente nel solco di in una leadership etica, perché, ne siamo convinti, una buona governance fa bene al sistema e rappresenta un vantaggio competitivo.
Il dialogo pomeridiano si è animato da un intervento particolarmente significativo, perché firmato da chi ha partecipato alla redazione delle due Direttive, ovvero Ugo Bassi, Director EU DG FISMA, Directorate General for Financial Stabiliy, Financial Services and Capital Markets UE Commission.
Ugo Bassi ha elencato le principali novità delle normative, in particolare, l'ampliamento degli obblighi di sostenibilità con l’introduzione di standard europei ben definiti. Ma non solo, le Direttive hanno introdotto il bilancio di sostenibilità digitalizzato, con l’obbligo di verifica dei suoi contenuti, ed è stato dato forte impulso all’obiettivo di attrarre e canalizzare gli investimenti in imprese sostenibili. In tutto ciò – ha precisato Ugo Bassi - è stato deciso di predisporre standard europei specificamente adeguati alle aziende europee, per rispondere alle esigenze delle stesse e contestualizzare meglio gli obblighi a cui richiamarle. Di fronte alle difficoltà emerse negli ultimi mesi – ha rassicurato il funzionario UE - la Commissione europea si è impegnata a ridurre i costi amministrativi derivanti dall’attività di reporting in materia di sostenibilità, con l’obiettivo di limitarli al reporting strettamente necessario.
A chiusura del pomeriggio di dibattito ha preso avvio la tavola rotonda dedicata ai Nuovi scenari per le aziende tra Compliance, Governance e Sostenibilità e moderata da Lorenzo Solimene, Partner KPMG Advisory, che ha visto confrontarsi Matteo Tanteri, Director Sustainability e Social Impact di Snam, Gaia Bonamici, Colìmpliance 231 e Internal Audit di Unicredit e Cristina Celac, Enterprise Risk Services Practice Leader di Marsh Advisory.
Nel corso del dibattito sono emersi alcuni aspetti di rilevo: la conferma che la nuova normativa non ha colto impreparate le imprese e che siamo di fronte a un momento di grande trasformazione e le aziende devono adattarsi al cambiamento. Ma soprattutto, il ruolo della sostenibilità che deve sempre più essere strettamente legata alla dimensione sociale, sia internamente sia esternamente alle aziende, mettendo al centro l’impatto delle attività aziendali sulle persone e sulle comunità, nonché l'importanza della circolazione e dell'accessibilità delle informazioni per rendere i processi di reporting sempre più fluidi e precisi.
Infine, se c'è qualcosa di cui la normativa europea è carente, per i partecipanti alla tavola rotonda è evidente che si tratti della mancanza di un chiaro riferimento al tema del conflitto di interessi, lasciato ancora una volta alle legislazioni nazionali.
A conclusione del primo BIF Event del 2024 Michelangelo Anderlini, tra i fondatori del Business Integrity Forum ed esponente del Comitato esecutivo di Transparency International Italia, non si è limitato a fotografare la situazione attuale, in cui le aziende hanno saputo interpretare la legislazione in tema di integrità e di sostenibilità da una mera imposizione difensivistica in un’opportunità di crescita per il sistema, in un percorso che ha visto professionalità, ma anche determinazione e passione.
Michelangelo Anderlini ha rilanciato con due proposte concrete che potrebbero rappresentare la prossima sfida del BIF: a quasi a 25 anni dall’entrata in vigore della 231, è giunta l’ora di valutare ciò che è stato utile e ciò che non lo è stato, per abbandonare la mole di procedure che generano oneri burocratici ed economici, senza produrre risultati concreti. Nello stesso tempo – ha concluso – sarà l’occasione per capire cosa nelle Direttive europee di cui abbiamo parlato funzioni e cosa invece rappresenti un onere sterile.
Infine, la curiosità e la volontà di avere un impatto positivo, un elemento straordinario che il Business Integrity Forum propone e diffonde: migliorare noi stessi per essere poi utili anche gli altri. Avere continuamente questo effetto di trasmissione alle organizzazioni e, soprattutto, a tutta la comunità che ci circonda. Perché la legge, a volte, rimane aleggiante, non ha un effetto pervasivo, a volte sembra non toccare tutti. Ma è attraverso l'effetto e la presenza materiale delle imprese, che agiscono tutti i giorni, decidono, non sono entità astratte ma hanno contatti con fornitori e clienti, in quel momento si trasformano in grandi attori di cambiamento. Ed è lì che la legge si trasforma in qualcosa di concreto e si capisce qual era la finalità e qual è l'opportunità di cambiamento.
Ecco, come Business Integrity Forum, continuiamo ad avere questa azione profonda di cambiamento e di disseminazione.