Il Business Integrity Forum si interroga sul nuovo paradigma dell'AI: occorre essere sempre più rapidi

Al BIF Event organizzato nella sede milanese di Maire si è discusso il tema dell’AI in relazione a etica e compliance.

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Il problema è la velocità. O meglio, come ha spiegato il professor Flavio Tonelli dell’Università deli Studi di Genova: “La vera sfida è essere abbastanza veloci da guidare il cambiamento”. L’Intelligenza artificiale, attorno a cui è ruotato il BIF Event ospitato nella propria sede milanese  da Maire giovedì 19 giugno, cambia paradigma ed entra nelle dinamiche aziendali con una nuova veste: non più mero strumento da utilizzare, ma vero e proprio co-gestore dei processi e dei progetti.

Nella giornata milanese dal tema: “Le attività di compliance aziendale, tra opportunità e rischi dell’intelligenza artificiale”, tutti gli interventi hanno portato nuova luce, spesso inedita, sul rapporto tra azienda e AI.

In Maire il binomio indissolubile uomo/tecnologia

Del resto, l’ha chiarito immediatamente l’AD di Maire, Alessandro Bernini, che, raccogliendo l’assist del presidente di Transparency International Italia, Michele Calleri, il quale ha parlato di una nuova responsabilità amministrativa contabile legata all’integrità e alla trasparenza, ha spiegato come l’AI rappresenti un agente di impatto enorme nelle attività di Maire, in una dinamica in cui “l’uomo resta al centro di un sistema capace di fornire quantità di informazioni e dati fino a poco fa inimmaginabili, lungo un percorso che necessità di formazione e una solida struttura etica e di integrità capace di indirizzare il cambiamento”.

Etica e tecnologia, dunque: un binomio indissolubile incarnato, in Maire, da Simona Dolce, capo della Compliance e della Governance e Michele Mariella, Chief Information Officer, i quali, a dialogo con Francesca Familiari, della compliance di Maire, hanno offerto una visione completa e complessa di come Maire abbia avuto la forza e il coraggio di mettere insieme regole, umanesimo e algoritmo. Ne è nato un sistema originale e proprietario, “Digital citizen”, che ha visto la comunità di Maire coinvolta nella costruzione di un vero proprio Statuto digitale aziendale sorto dal basso. Un percorso che non vuole avere quale unico obiettivo l’ottimizzazione dei processi interni, ma tende a migliorare la qualità della vita della grande comunità di Maire, migliorando le condizioni generali di lavoro e, di conseguenza, di vita. “In tutto ciò  - ha spiegato Simona Dolce – la formazione, a tutti i livelli, assume valenza fondamentale, perché, stabilite le regole del gioco, le persone devono essere messe nelle migliori condizioni per poterle seguire e, persino, arricchire”.

Ilenia Mauro ha invece portato l’attenzione sull’assoluta necessità, per un’azienda, ma di qualsiasi organizzazione complessa, di dotarsi un robusto e lungimirante Codice Etico, quale strumento determinante sia per l’etica sia per lo stesso business.

Il nuovo paradigma della co-progettazione con l’AI

E qui torniamo al professor Tonelli e al cambio di paradigma.

La formazione deve cambiare essenza e trasformarsi in formazione meta-cognitiva – ha spiegato – in cui è necessario pensare a una co-evoluzione strategica, in cui l’AI amplifica le capacità umane e aziendali, sfida le nostre prospettive e riconosce la leadership umana, restando sempre accountable”. Il punto è, come detto, essere abbastanza rapidi, in un quadro in cui l’algoritmo varia alla frequenza di ogni sette mesi: un nulla”.

Ecco allora che un’azienda leader come TIM, rappresentata per l’occasione da Paolo Tosca, Responsabile Compliance e Governance, ha introdotto nel Codice etico il tema dell’AI, arrivando a definire un patto interno, che anticipa persino l’AI Act dell’unione Europea, imperniato sull’alfabetizzazione (in termini di AI) del personale e un Regolamento dettagliato (2025) sull’utilizzo e lo sviluppo dell’AI.

L’importante è maturare un’attitudine trasformativa - gli ha fatto eco Ilenia Mauro, Responsabile Business Integrity Compliance di Enel – in un quadro in cui è fondamentale l’impegno a muoversi nel rispetto dei diritti umani al di fuori da ogni possibile discriminazione”.

Ragionamento che ci porta ad affrontare il tema dei rischi derivanti, terreno su cui Diego Montemurri, Head of Marsh Advisory Italia, si muove con grande cognizione di causa ed esperienza. “I temi dell’affidabilità delle aziende, dell’affidabilità degli stessi dati (le fonti) utilizzati dall’AI è di primaria importanza” – ha spiegato Montemurri, che ha aggiunto: “In questo quadro è fondamentale che le aziende assegnino una chiara ownership nella gestione dell’AI”.

Il giusto approccio a un orizzonte diverso

C’è un problema di affidabilità, quindi, ma non soltanto.

L’ossessione della sostituzione umana guida la nostra tecnofobia – ha esordito nel suo intervento Marco Bentivogli, Coordinatore di Base Italia – In realtà, la storia ha semplicemente cambiato marcia e stiamo andando verso il lavoro a umanità aumentata. Per questo è necessario, in questa fase, puntare tutto sulla persona, insieme a competenze, organizzazione e tecnologie in un mix di nuovi ingredienti quali: più autonomia, più libertà, più responsabilità e più fiducia”. “In questo quadro – ha aggiunto – la compliance vissuta come mero adempimento non può funzionare”.

Ed è stato il presidente e fondatore di Maire, Fabrizio Di Amato, a ribadire il concetto: “Vedo una consapevolezza crescente in tema di etica e compliance. Vero, l’AI sta cambiando il paradigma, anche se l’uomo resterà al centro. In questo solco ci stiamo muovendo anche noi, con il coraggio di correre qualche rischio, ma la consapevolezza di avere il dovere di lasciare qualcosa di buono a chi verrà dopo di noi”.

Lasciare qualcosa di buono, ovviamente, è importantissimo, ma intorno agli impatti sul presente hanno invece dialogato gli ospiti di Nicoletta Prandi, giornalista e divulgatrice esperta di AI, Luca Baraldi, dell’European Digital SME Alliance e Giuseppe Leoni, fondatore di E:lab.

L’utilizzo dell’AI – ha detto Leoni – implica grande responsabilità. Una responsabilità organizzativa, condivisa. L’organizzazione deve rendere i collaboratori all’altezza della gestione dello strumento”.

La vera roulette russa è proprio la distribuzione della responsabilità – ha commentato Baraldi - Quali sono, ad esempio, i diritti del contesto? Ha il contesto il diritto a sapere che l’informazione è stata generata dall’AI?

Interrogativi decisivi, in un quadro generale geopolitico in cui, come ha spiegato ancora Baraldi: “I costi umani della filiera, soprattutto a certi Paesi, sono altissimi”.

Le sfide di Transparency International Italia

Insomma, moltissimi spunti in questa giornata chiusa dall’ex presidente di Transparency International Italia, Iole Anna Savini, che ha sottolineato come sia ora “cruciale soffermarsi non tanto sull’impatto dell’AI nelle aziende, ma sul come possa essere indirizzato l’utilizzo dell’AI in ottica di integrità e sostenibilità”.

L’evento di giovedì è stata l’occasione per il BIF di celebrare due eventi rilevanti.

Il primo è l’esordio di un nuovo blog tematico PalindromAI, gestito dal Business Integrity Forum di Transparency International Italia e dedicato all’approfondimento dei temi dell’AI, con il contributo di esperti provenienti da vari settori ed ecosistemi, per una sempre maggiore consapevolezza di un mondo che, come detto, evolve a velocità incontenibile.

Il secondo coincide con il decennale del BIF, in un momento in cui a tirare le somme su quanto fatto sin qui e, soprattutto, a tracciare le linee dei prossimi passi è stato il coordinatore, nonché ideatore dieci anni fa, del BIF stesso, Giovanni Colombo

“In contemporanea alle convergenze e integrazioni in corso tra business integrity e sostenibilità e governance, e alle nuove relazioni con il public procurement che caratterizzeranno orizzonti prossimi venturi, il tema della AI Artificial Intelligence merita grande attenzione perché sta permeando tutte le attività e si riflette sulle dinamiche relazionali con altri eco sistemi. Nel pratico enormi aiuti in termini di efficienza ed efficacia di alcuni task, necessità di disciplinare e contenere rischi di varia natura, opportunità di ampliare visione e integrare il pensiero “nello schema” e “fuori dallo schema” per ottenere il meglio dalle due risorse: macchine e uomo”.


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