BIF Event SDG18. La corruzione zero non è più un'utopia

La proposta di un nuovo SDG18 interamente dedicato alla lotta alla corruzione.

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Non sarà un percorso facile, anzi, qualcuno dei presenti l’ha definito decisamente arduo, ma che l’idea di istituire il 18esimo SDG interamente dedicato alla corruzione zero sia una sfida che merita, ora, di essere lanciata è opinione largamente condivisa all’interno del BIF Event SDG18 Zerø Corruption ospitato martedì 30 maggio presso la sede milanese di Tecne (Società del gruppo Autostrade per l’Italia).

Dopo l’adesione al Manifesto Zerø Corruption, promosso dal Comitato Anticorruzione del Business dell’OCSE e presentato per la prima volta in Italia nel corso del BIF National Event dello scorso novembre, questo BIF Event organizzato dal Business Integrity Forum di Transparency International Italia ha visto prevalere l’ottimismo per una proposta/provocazione che punta all’ambizioso obiettivo di istituire un SDG18 anticorruzione nell’Agenda ONU 2030.

I tempi sono stretti, è il momento di agire

I tempi sono stretti - l’Agenda stessa è giunta alla sua mezza età - e le procedure di revisione sono molto complesse, come hanno spiegato gli esperti di ONU intervenuti, ma l’obiettivo corruzione zero non sembra più essere mera utopia. Per una serie di motivi. In primis, la race to zero corruption è, di fatto, già in corso, sia nell’ambito pubblico, sia nel settore privato, dove mostra di avere più slancio. Del resto, le testimonianze della presidente di Autostrade per l’Italia, Elisabetta Oliveri e del CEO di Snam, Stefano Venier l’hanno ampiamente confermato con interventi molto concreti, in cui i due manager hanno ben illustrato come le rispettive aziende stiano andando, a passo sostenuto, in quella direzione, sia internamente alle rispettive aziende, sia, di riflesso, sulle loro supply chain.

Che sia giunto il tempo per uno step importante l’ha ben evidenziato anche la presidente di Transparency International Italia, Iole Anna Savini, ribadendo come sia necessaria, a tutti i livelli, un’accelerazione importante nella lotta alla corruzione, per l’integrità e per la sostenibilità. E l’ha sollecitato apertamente, in apertura di evento, anche Giovanni Colombo, direttore di Transparency International Italia, che ha parlato di “alba di un nuovo orizzonte di progresso anche grazie alla centralità dell’anticorruzione”, quantomeno in termini di advocacy e di concretezza nei confronti di un obiettivo tanto ambizioso, quanto sfidante e irrinunciabile.

Ora il testimone passa al livello internazionale

Un sogno, dunque, ma un sogno da inseguire con determinazione, utilizzando i canali più adatti, come un’azione diretta all’interno delle Nazioni Unite, ha spiegato Francois Valérien, del board di Transparency International Secretariat, o, in subordine, con un’energica attività di advocacy sui 17 SDGs esistenti, tutti fatalmente toccati dall’impatto della corruzione.

La proposta/provocazione dell’SDG 18 arriva in un momento non semplicissimo per la vita dell’ONU, indebolito da un contesto internazionale altamente instabile, in cui i Paesi sono ancora lontani dal raggiungimento degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile e la popolazione sta perdendo sempre più fiducia nei confronti delle istituzioni. Eppure, forse proprio per questo, è giunto il momento di uscire allo scoperto e offrire nuova luce a ciò che è, in effetti, presente, seppur in maniera poco evidente, negli SDGs, al target 16.5. Una convinzione che, con sfumature diverse, ha visto le aziende BIF intervenute, ma anche le istituzioni pubbliche come Polis di Regione Lombardia e l’Università Sant’Anna di Pisa, concordi sull’opportunità di non lasciar cadere il tema.

Tra posizioni più prudenti e altre marcate da maggiore slancio, il sasso lanciato nello stagno sembra, dunque, aver generato le prime onde.

Il testimone passa ora in altre mani, di caratura internazionale, che potranno, da qui in avanti, portare l’istanza della zero corruption nei consessi opportuni.

Difficile immaginare che l’Agenda 2030 venga modificata in corso d’opera, anche per via del rischio insito nel rimettere in discussione l’accordo politico generale trovato sui 17 SDGs, ma una cosa è certa: i temi dell’anticorruzione, dell’integrità e della sostenibilità rappresentano, di per sé, un nocciolo duro che merita grande attenzione e che, fin d’ora, impatta in maniera pesantissima sugli equilibri e il destino della stessa Agenda 2030.

Insomma, per usare le parole di Nicola Allocca, compliance manager di Autostrade per l’Italia e Presidente del Comitato Anticorruzione Business OCSE, l’obiettivo zero corruzione esiste per tre motivi chiarissimi: It’s on (è già in corso), It’s us (riguarda ciascuno di noi), It’s a must (non abbiamo alternative).

Una proposta anticorruzione per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

È emersa la forza di una proposta coraggiosa e ambiziosa, che è provocazione costruttiva, in grado di smuovere le acque, acuire le riflessioni, divenire un possibile e lungimirante obiettivo a tendere. Abbiamo esplorato l’opportunità di proporre un Obiettivo di Sostenibilità specifico interamente dedicato all’anticorruzione per l’Agenda UN 2030

Tutto ciò crediamo meriti di passare dallo stato gassoso e volatile delle idee ad un primo elemento di concretezza - uno scritto propositivo Una proposta anticorruzione per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile -che possa essere facilmente veicolato, condiviso, passato come testimone a chi potrà farne ispirazione di partenza per un reale processo di advocacy verso l'ONU. Oppure un tema di discussione e confronto.

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